domenica 23 agosto 2015

Il cavallo del Fantasma dell'Opera

Come son finito a vedere il film "The Phantom of the Opera" è affare assai strano.
A me i musical neanche piacciono tantissimo, salvo quei pochi che mi hanno rintronato fin da piccolo e che non sono riuscito a togliermi dalla testa.
E Dr. Horrible.
Fatto sta che sto per partire per Londra e, se ci toccano i biglietti, andrò a vedere "The Phantom of the Opera", di cui non sapevo NIENTE fino a ieri sera.
Ho deciso di vedere il film per avere un'infarinatura. Come ho detto sopra, non ne sapevo NIENTE.
...
...
Ok dai, non è del tutto vero. Qualcosa sapevo. Il primissimo approccio è stato...

Ma non divaghiamo. 
Vorrei spendere due parole sul film, da profanissimo, mettendo le mani avanti su una cosa: musicalmente mi è piaciuto. E' il resto che mi ha confuso.
Per introdurre al meglio il film a chi, come me, conosceva la faccenda solo di nome, vorrei presentare quello che è un po' il leitmotiv della pellicola.

 C'è un poveretto, sfigurato, che abita nei sotterranei dell'Opera di Parigi. E qui ci siamo. Nella prima parte del film, quel poveretto fa di tutto per farsi notare. Di tutto, eh. Manda lettere in cui chiede lo stipendio (?), appare durante uno spettacolo e lo interrompe, rapisce Christine (qualcuno ha detto Fiona Gallagher? Ew.), insomma di tutto. Ma nonostante gli sforzi, Raoul, che vedete in foto e tutti voi ricorderete come la Bestia del film Disney senza pelo e zanne, dirà sempre "there is no Phantom of the Opera". Salvo poi quando ci scappa il morto, perché dai, lì era proprio negare la realtà. Va bene essere i bellocci del film, ma c'è un limite all'idiozia. Almeno è quello che mi ripeto ogni giorno.

Due poveretti hanno deciso di comprare l'Opera, rilevandola dal precedente proprietario. Gli viene detto che un Fantasma si aggira per il teatro, ma rammentate il leitmotiv? Quindi chi se ne frega. Roba che se lo dicevano a me chiamavo la polizia, l'esercito, radevo tutto al suolo, cospargevo di sale e poi ritiravo su, tanto per essere sicuri. Loro invece no, stoici, son convinti che vada tutto bene anche quando ricevono lettere minatorie firmate "OG". Chi sarà mai? Onofrio Guidi, l'amico tuo che fa il fioraio? No? Allora forse Orlando Gaglioffi, che mi doveva ancora due franchi dall'ultima mano di poker! Come dite? Opera Ghost? Ma siete matti? Siamo pure in Francia, chi è che parla inglese qui?
Andiamo avanti, arriviamo al punto importante.
Il Fantasma ha un cavallo. Nei sotterranei. Un cavallo, sì. 
 Come è riuscito a farselo portare senza che nessuno se ne accorgesse, è un mistero che non ci è dato svelare. Il cavallo è solo un pretesto per un'altra riflessione. I sotterranei del Fantasma sono pieni di roba. 
Candelabri, specchi, letti strani a forma di pavone, pavoni strani a forma di letti e cose così, molto chic. Come abbiamo detto percepisce uno stipendio. Ma chi gliela porta tutta quella roba? E come? Fa da solo? Alza la cornetta del telefono e dice:
-Sì, pronto? Il falegname?
-Sì, sono io. Mi dica.
-Senta...quanto ci vuole per farmi una barchetta?
-Da mare o da fiume?
-Da sotterraneo, direi.
*pausa ad effetto dove il falegname pensa
-Mh...direi più o meno cinque giorni. Remi ne vuole?
-Massì, me ne faccia due. Uno sconticino?
-Va bene, gliene faccio pagare solo uno. A chi recapito il tutto?
-Dell'Opera.
-E il nome?
-Fantasma.
-Dell'Opera Fantasma? E dove gliela mando?
-All'Opera.
-Perfetto, ci sentiamo tra cinque giorni, signor dell'Opera.
*clic
Non vedo altra spiegazione. 

Perché il poveretto si aggira emarginato dal mondo nei meandri dell'Opera? Perché è sfigurato. "It was hardly a face". In realtà, nel film si intuisce che Butler si è scordato la protezione 50 in spiaggia e si è scottato un pochino, ma tanto basta per farlo incazzare.
A condire il tutto c'è chi concorre al titolo di protagonista stupida del secolo, vale a dire Christine, che si fa intortare e raggirare una scena sì e l'altra pure da chiunque le parli. Non dico altro per chi volesse vedersi il film senza anticipazioni (?) sulla trama (?).
Voglio sperare che a Londra il cavallo ci sia, sennò mi alzo e me ne vado.

 


domenica 12 luglio 2015

Route 666

Questo è il primo capitolo (di quattro scritti fino ad ora) della mia fatica in corso. Lo lascio qui per avere un po' di pareri e di idee.
Avvertenze particolari: presenza di demoni sboccati, di gioventù bruciata e di nonne possedute.

1. Quando il Cretino chiuse l'Inferno

Erano le 8:00 di una domenica quando il Diavolo suonò il campanello della casa del Giovane Thomas.
La notte precedente, anche se sarebbe stato più corretto dire il mattino stesso, il Giovane Thomas aveva fatto le ore piccole con i suoi amici, Rastrello e Secco, intenti a bere birra da discount e giocare ai videogiochi.
A differenza di quello che si potrebbe pensare, il suono che fece il campanello sotto il pallido indice del Diavolo non fu simile in alcun modo a quello che avrebbero fatto lingue infernali che sferzano le schiene di milioni di anime, oppure a quello prodotto dai remi di un galeone fatto delle unghie dei morti.
Fece più o meno dlin dlon.
Il Giovane Thomas disse un paio di parolacce a mezza bocca e sperò che qualcuno andasse ad aprire al posto suo. Non ricordava mai quando i suoi lavoravano, non gli interessava, era giovane il Giovane Thomas e a quell'età sono davvero poche le cose che possono interessare. Si tirò la coperta fin sopra la testa e sperò che lo scocciatore se ne andasse.
Dlin dlon, fece ancora.
"E che cazzo..." sospirò il Giovane Thomas, alzandosi dal letto e scendendo le scale. Aprì la porta e la luce abbagliante del sole lo costrinse a chiudere gli occhi e a metter sul viso una smorfia terribile.
"Salve." fece il Diavolo.
"Ho motivo di pensare che Azrael sia in casa."
Dopo qualche secondo, il Giovane Thomas riuscì a mettere a fuoco la figura che lo aveva appena costretto a buttarsi giù dal letto di domenica mattina. Era un uomo, di età indefinibile. Poteva essere giovane come piuttosto vecchio, ma data l'assenza di barba o qualsiasi altro pelo facciale ad esclusione delle sopracciglia, convinse il Giovane Thomas a votare per 'giovane'. Tutti pensano che il Diavolo debba essere peloso, bestiale, ma in realtà è assolutamente glabro. Questo si spiega in quanto è un essere talmente arido, che solo i peli più coraggiosi (le sopracciglia, appunto e i capelli, che si tuffavano nel cranio come spilli neri) osano crescere. Lo sguardo del Giovane Thomas scorse verso il chiodo logoro che il visitatore indossava, balzò nuovamente su verso gli occhiali da sole che lo riparavano dal sole della Florida e poi nuovamente giù verso la grossa e pacchiana fibbia che chiudeva la cintura e diceva Hell's Bells!.
"Chi ha detto di essere?" chiese il Giovane Thomas, confuso dalla faccenda. Qualsiasi faccenda lo avrebbe confuso in quel momento e a maggior ragione lo stava facendo quella faccenda.
"Il Diavolo." ripetè il Diavolo.
"Ho motivo di pensare che Azrael sia in casa. Posso vederlo?"
Il Diavolo, pensò il Giovane Thomas.
"Certo, come no. E dove hai lasciato la coda, le corna e gli zoccoli?"
"Oh. Oooh! Capisco cosa intendi! No, vedi, l'iconografia culturale è enormemente sbagliata. E' della bellezza che si deve aver timore, non dei mostri. La seduzione rovina l'umanità, mio caro, non gli zoccoli della capre. Adesso posso vedere Azrael, per cortesia?" Ora che il Diavolo glielo aveva fatto notare, il Giovane Thomas constatò che era piuttosto bello. Appena formulato il pensiero lo cancellò dalla mente, perché il Giovane Thomas aveva quell'età dove anche se pensavi per un attimo che uno del tuo stesso sesso fosse in qualche modo attraente, dovevi far finta di niente.
"Ma sono le 8:00 di domenica mattina!" fu tutto ciò che il Giovane Thomas riuscì a dire al Diavolo.
"Insomma, posso vedere Azrael o no?"
"Chi cazzo sarebbe questo Azrael, poi?"
"Ah si, giusto. Domando scusa." Il Diavolo tirò fuori una piccola agenda dal taschino interno del chiodo e la scorse brevemente.
"Posso vedere Nonna Gertude? Non capisco perché alcuni di noi hanno questa fissa della possessione, si sta così bene fuori all'aria aperta. C'è da dire che Azrael è sempre stato un tipetto un po' agorafobico, quindi nessun mistero che si sia rintanato in una vecchietta, no? Hai presente il genere? Tutto cripte e noia, che se gli chiedevi di uscire il venerdì sera si inventava una scusa assurda."
"Capisco." concluse il Giovane Thomas confuso. Una mosca aveva preso a ronzare intorno alla conversazione.
"Toh, ecco! Parli del Diavolo!" fece il Diavolo sulla soglia, indicando qualcosa alle spalle del Giovane Thomas. Nonna Gertrude era comparsa dalla cucina, attirata dagli schiamazzi. Come tutte le nonne e non facevano eccezione le nonne possedute da un demone, era già in piedi da diverse ore.
"Che mi venga un doppio colpo!" fece Nonna Gertrude, con voce gracchiante. Si pulì le mani sul grembiule che sosteneva di appartenere a la miglior nonna d'America e andò incontro al Diavolo, spostando il Giovane Thomas.
"Nipote, non essere scortese, fai accomodare il nostro ospite."
"Ma nonna, dice di essere il Diavolo!"
"E tu credi a tutto quello che dicono gli estranei alla porta? Non ti ho cresciuto così! Tutta colpa delle idee che ti ficca in testa quel testardo di tuo padre, dico io! Metto su del tè?" l'ultima parte era rivolta al Diavolo, mentre il Giovane Thomas era stato cacciato, a testa china, nella sua stanza.
"Quanto tempo è passato?" chiese Nonna Gertrude una volta che lei e il Diavolo si furono accomodati attorno ad un piccolo tavolo coperto da una cerata sul quale erano posate due tazze ricolme di tè verde.
"Vent'anni, ormai." rispose mentre sorbiva il liquido.
"E guarda se non è proprio il Signore delle Mosche in persona a farmi visita."
"Con grandi notizie, caro Azrael, con grandi notizie!" Nonna Gertrude socchiuse gli occhi, guardinga. Negli anni aveva imparato a fidarsi di poche persone e il Diavolo non gli pareva un buon punto da dove riiniziare ad instaurare la sua fiducia nell'umanità.
"E' riaperto, Azrael. L'Inferno è riaperto dopo vent'anni!" Nonna Gertrude inarcò un sopracciglio.
"E come mai, Stella del Mattino?"
"Beh, era come avevo detto a quel Cretino, prima che lo chiudesse e ci cacciasse tutti sulla Terra senza poteri: serve dell'equilibrio. E con 'serve' intendo che è nella biologia del pianeta. Non può esistere Bene senza Male e se questo accade, come è successo negli ultimi vent'anni, le cose andranno sempre a peggiorare. Il Cretino se n'è accorto, alla fine e l'ha riaperto."
"Quindi possiamo tornare all'Inferno e riprendere i nostri poteri?"
"Esattamente."
"Ma che cazzo state dicendo?" il Giovane Thomas sbucò da dietro la porta della cucina dove si stava tenendo la conversazione.
"Non sono affari che ti riguardano, giovanotto." lo redarguì Azrael.
"Invece lo sono eccome!"
"E va bene..." fece Nonna Gertrude, sospirando.
"Negli ultimi vent'anni ho posseduto tua nonna, ragazzo. In pratica sei stato cresciuto da Azrael, uno dei demoni maggiori dell'Inferno. Ti ricordi tutte le partite a Uno?" Il Giovane Thomas annuì a bocca aperta.
"Ma se non avete poteri, come hai fatto a possedere Nonna Gertrude?" Azrael e il Diavolo si abbandonarono ad una risata sonora.
"Caro ragazzo, un caro ragazzo! Vedi, la possessione, le sparizioni con lo zolfo, qualche fiammella qua e là...questi sono trucchetti! I poteri veri sono altre cose!"
"Tipo?"
"Tipo riversare tutti i mali conosciuti sul mondo! Spaccare la Terra a metà e tenere a guinzaglio le armate di Cerberi dell'Inferno! Quelli si che sono fuochi d'artificio!" Il Diavolo intanto si era alzato e si avviava verso la porta. Con la mano sulla maniglia, si fermò a guardare Azrael che ancora sorrideva al Giovane Thomas.
"Allora, verrai con me?" chiese.
"Dove stiamo andando di preciso?"
"A Salem, nell'Oregon. E' lì che il portale si è aperto."
"Nell'Oregon? Ma non c'è niente nell'Oregon!"
"Immagino sia per questo che c'hanno messo il portale, allora. Dove non c'è niente è sempre meglio metterci qualcosa, prima o poi."
"E' un bel viaggio!" Azrael si fece pensieroso. Dopotutto non si trovava male lì, in quella bella casa e il ragazzo stava crescendo bene. Non gli sarebbe dispiaciuto vedere in quali altri guai si sarebbe cacciato.
"Andiamo, Azrael! Dove hai messo le tue quattrocento ali?"
"Nello sgabuzzino, per le domenica piovose." Il Diavolo aprì la porta e indicò un camioncino Volkswagen parcheggiato dall'altro lato della strada. Se il Giovane Thomas avesse dato un'occhiata a quello, non avrebbe avuto alcun dubbio di star parlando con il Diavolo in persona. Era di un colore per il quale non esisteva neanche un nome. Ricordava il marcio, la putrefazione e quella sensazione che si prova quando qualcosa si incastra sul palato e non ha nessuna intenzione di andarsene. Un faro anteriore era spaccato, mentre l'altro ammiccava, nonostante nessuno avesse azionato qualcosa. Su una delle fiancate, leggibile solo con un grande sforzo di fantasia, c'era la scritta Da Ruler.
"Allora? Che mi dici, Az? Saliamo sul Ruler, prendiamo un altro paio di ragazzi e torniamo dritti all'Inferno a riprenderci i nostri poteri!" Azrael aggrottò la fronte. Dopo qualche istante si udì come il rumore di una porta che si sbatteva e una figura alta il doppio della curvata Nonna Gertrude uscì dal suo corpo. I capelli biondi tirati indietro, il completo bianco e immacolato, il naso affilato, il mento granitico. Era Azrael.
"Dico che il guidatore sceglie la musica!" urlò mentre correva verso il Volkswager, inseguito dal Diavolo.
La porta si richiuse su un Giovane Thomas che stava iniziando a contemplare l'idea di non essersi mai svegliato. Chiuse la bocca che era rimasta intorpidita dallo stupore della scena e iniziò a pensare, il che gli richiese uno sforzo nuovo.
Ci poteva stare.
Alla fine Nonna Gertrude, in quei sedici anni che l'aveva conosciuta, era sempre stata un po' strana. Sempre a contestare. Un po' demoniaca forse lo era davvero. Il Giovane Thomas si voltò ad osservare la sua ritrovata dolce (e vera) Nonna Gertrude, che si puliva gli occhiali per la prima volta in pieno possesso dei suoi arti da vent'anni a questa parte. Se li sistemò sul naso e contemplò con aria attenta il ragazzo.
"Cavolo, come sei ciccione! Vieni qua e fai un bel massaggio ai piedi a tua nonna! Vent'anni con quello stronzo e ho il cipollone che mi fa vedere le stelle! E lui parla d'Inferno!"
Dopotutto, pensò il Giovane Thomas, Azrael non era stato una cattiva nonna.
Il Cretino, come spesso accade, era un angelo. Aveva un nome, ma tutti avevano imparato a conoscerlo come il Cretino, compresi i suoi colleghi del Paradiso.
Alle porte del XXI° Secolo, la battaglia tra Bene e Male si era un po' affievolita. Questo era accaduto un po' per noia, un po' perché, nonostante fossero incredibilmente ottusi, angeli e demoni si erano accorti che potevano vivere in armonia, senza pestarsi i piedi l'un l'altro. Certo, nessuna delle due fazioni doveva tirar troppo la corda, ma la cosa poteva funzionare.
Il Cretino non la pensava allo stesso modo. Nonostante la tregua, i demoni continuavano a infastidire gli angeli. Li bullizzavano. Dopotutto loro erano quelli fichi, no? Prima che qualcuno potesse spiegar loro che fare i bulli non era affatto 'fico', il Cretino aveva perso definitivamente le staffe ed era andato a parlare col Grande Capo della sua intenzione di chiudere l'Inferno una volta per tutte e spedire i demoni sulla Terra, dove i loro poteri, con l'Inferno chiuso a tempo indeterminato, si sarebbero limitati ad un abile gioco delle tre carte e poco più. Il Grande Capo scosse il grande capo. Non era mai consigliato cambiare l'equilibrio di cose fragili, meno che mai quello così pericoloso che c'era tra i due regni. Il Cretino, che esattamente in quel momento si guadagnò il soprannome, se ne infischiò e decise di procedere ugualmente. Sareste sorpresi di sapere quanto è facile per un angelo chiudere i demoni fuori dall'Inferno, considerando che il sabato sera escono quasi tutti.
Adesso però, dopo vent'anni, era stato costretto a riaprire i cancelli ai bulli, perché la situazione era diventata insostenibile e il Grande Capo aveva minacciato di gettare lui sulla Terra. Inoltre, dopo tutto il casino, gli altri angeli avevano cominciato a bullizzarlo a loro volta.
Se non altro, sperava, sarebbe passato ancora qualche mese prima che tutti gli stronzi fossero tornati a casa.
Peggy Sue lavorava come cassiera ad una pompa di benzina a Huntsville, Alabama, da tre anni.  Prima di quel lavoro, aveva fatto la modella di intimo, l'attrice di soap opere sudamericane e la mantenuta, ma nessuno di queste mansioni era durata. Era incredibilmente schizzinosa, quando si parlava di lavori. Eppure, da tre anni a quella parte, non era riuscita ad abbandonare la cassa. Ogni sera si alzava dalla sedia stufa marcia e anche un po' incazzata con il mondo, pronta a mollare tutto il giorno seguente; ma quando la mattina arrivava, scendeva dalla sua piccola utilitaria e andava dritta verso Mr Crook, il direttore, posava sempre e inevitabilmente lo sguardo su Belphy, il ragazzo della pompa numero 6. E quando lo faceva, la rabbia nel suo cuore taceva e una vocina le diceva che tutto sarebbe andato per il meglio, in qualche modo.
Belphy aveva...
"...i capelli a spazzola neri come corvi, lo sguardo di chi ha visto più cose di quante se ne potrebbe credere...alto più o meno così...insomma, sono nel posto giusto?" Il tipo con il giubbotto di pelle era entrato a passo sicuro e si era diretto verso la cassa dove Peggy Sue scoppiava ritmicamente un palloncino di gomma da masticare e gli aveva detto che cercava un certo Belfagor. Dalla descrizione, Peggy Sue riconobbe subito Belphy.
"Cos'è lei, uno sbirro?"
"Meno che mai, signorina."
"Non conosco nessun Belfagor, comunque..." Il Diavolo sfogliò la sua agendina, recuperata dalle profondità della giacca.
"Eppure dovrebbe essere tutto giusto. Secondo i miei appunti si trova a Huntsville, Alabama. Siamo ad Huntsville, Alabama?"
"Si."
"E non c'è nessun Belfagor che lavora alla pompa numero 6?"
"No."
"Ne è sicura? Sicura sicura?"
"Si."
"Un vero peccato." sospirò il Diavolo.
Intanto, alla pompa numero 6, Belfagor aveva adocchiato un orribile furgoncino con scritto Da Ruler sulla fiancata.
"Posso aiutarla in qualche modo, signore?" chiese, una volta che si fu affacciato al finestrino abbassato. Si ritrovò a guardare negli occhi azzurri di Azrael. Belfagor tirò su col naso. Il Diavolo sbucò alle spalle di Belfagor proprio in quel momento, con una barretta di Kit Kat in una mano e una Coca Light nell'altra.
"Andando infinite anime di quelli miseri mortali che nella disgrazia di Dio morivano all'Inferno, tutte o la maggior parte si dolevano non per altro che per aver preso moglie essersi a tanta infelicità condotte." Belfagor si voltò.
"Non riconosco la canzone, signore. Posso fare qualcosa per voi? Il pieno? Un cambio di olio?"
"Puoi saltare sul Ruler e venire con noi, Belfagor." rispose il Diavolo.
"Accettiamo anche carta di credito, signori."
"L'Inferno si è riaperto, Belfagor." Questo ottenne una pausa di qualche secondo.
"La convergenza è a posto?"
"Possiamo tornare a casa."
Belfagor alzò gli occhi al cielo e sbuffò forte.
"E che cazzo, ragazzi! C'ho messo anni ad abituarmi al cibo del McDonald's! Non potete sbucare qui di punto in bianco, dirmi che i cancelli sono stati riaperti e pretendere che molli tutto di punto in bianco! La gente potrebbe aver bisogno di fare benzina!"
"Sono sicuro che sopravviveranno." rispose Azrael, dopo aver bevuto un sorso della Coca che il Diavolo gli aveva passato.
"E dove è che dovremmo andare?"
"In Oregon." Belfagor si tolse il berretto da baseball con la scritta Swag dalla testa e osservò il furgoncino. Si asciugò la fronte. Faceva un caldo insopportabile.
"Con questo?" si allungò verso il veicolo e dette una bella annusata.
Puzzava di piscio.
Anzi no.
Puzzava dell'odore che avrebbe avuto il piscio se si fosse riusciti a friggerlo nel latte scaduto e servito in un vasca ricolma di pesce andato a male.
"Certo, con questo. Non mi ha mai lasciato a piedi in vent'anni, Belfagor caro." Il demone storse la bocca, pensieroso. Non gli dispiaceva quel lavoro e la biondina della cassa gli lanciava ogni mattina certe occhiatine che potevano sicuramente diventare qualcosa di più.
"In Oregon." ripetè, più a se stesso che ad altri.
"A Salem, per l'esattezza. Ci aspetta un lungo viaggio in strada, ce la spasseremo!" Il Diavolo mostrò una perfetta fila di zanne appuntite che doveva essere una specie di sorriso.
"E sia." si arrese Belfagor.
"Se non altro lo stipendio l'ho preso ieri...Mr Crook!" fece Belfagor attirando l'attenzione del direttore con la mano. Mr Crook lo guardò dalla finestra della sua scatola di intonaco, intento a giocare a poker online. Ricambiò il saluto. Gli piaceva quel ragazzo. Mai in ritardo, sempre gentile e disponibile con tutti. Era lì da un po' di anni, ma sembrava non aver preso neanche un giorno. Instancabile, entusiasta e stakanovista. Realizzò per la prima volta che poteva dichiarare senza troppe incertezze che fosse il suo miglior dipendente in assoluto. Forse il migliore che avesse mai avuto. Ne era fiero oltre ogni dire.
"Mi licenzio, Mr Crook!"
Quello stronzo maledetto, pensò Mr. Crook.

Capitolo 2. Si deve portare rispetto al Re
Capitolo 3. Non è carino girare in mutande
Capitolo 4. Dopotutto la Bibbia non dice niente sulle armi da fuoco


martedì 4 novembre 2014

Lost mind for "Lost"

Amici lettori e TV amatori, quello di cui voglio parlarvi oggi è un fenomeno retrò di cui tutti conosciamo, almeno il nome.
"Lost" serie TV in voga qualche anno fa era per ora scampata al mio occhio vigile di falco.
O meglio, non avevo avuto il cuore di iniziarla.
Ma se ho affrontato ben DIECI stagioni di "Supernatural", cosa saranno mai sei di "Lost"?
E devo dire che "Lost" è la serie che mi è piaciuta di più di quelle che ho visto di recente. Chi mi conosce sa che definirmi "schizzinoso" sarebbe come dire che il Monte Bianco non è basso.
Nonostante il malefico e massiccio zampino di Jar Jar Abrams, che non si sa mai cosa vuole fare, "Lost" mi ha conquistato.
In questo posto voglio parlare un po' della serie e, in particolar modo, del suo punto di forza: i personaggi.
Il plot è talmente semplice che lo riassumerò in una sola frase: un aereo si schianta su un'isola e i sopravvissuti tentano di andarsene.
Gli intrighi, i misteri, le atmosfere di "Lost" sono tutte cose che voglio lasciar scoprire a chi di voi non ha visto la serie.
C'è da dire che la serie è un sacco sottovalutata dai "neofiti" delle serie TV: "Macché, Lost? Ma fa schifo dai, si guardava anni fa. Guardati Arrow che è pieno di gnocca!" e io mi voglio cavare gli occhi con un cucchiaino da caffè. Di fatto, chi ha visto "Lost", sa che è una serie di tutto rispetto. Può piacere o non piacere, ma sulla qualità non si discute.
Ma veniamo ai personaggi che, come avrete intuito, sono tanti e ben caratterizzati. Dopo la listona, mi riservo un piccolo spazio preceduto dalla scritta "spoiler" dove parlerò di alcuni personaggi non anticipabili e del finale.

I PERSONAGGI DI "LOST":

L'Eroe.  Jack Shephard è l'Eroe con la "E" maiuscola. Se odiate (come me) gli eroi puri e piatti, lui sarà il personaggi oche detesterete di più in tutta la serie. DEVE sempre fare la cosa giusta, non importa i sacrifici che deve affrontare. Detesto questo tipo di personaggio perché è totalmente irreale: le persone sono egoiste e nessuno può essere COSì buono. Nonostante ciò ha i suoi momenti e devo dire che è uno dei due personaggi che detesto, quindi insomma, una buona media.

La gnocchetta di turno. Kate Austen, che per tutti è Tauriel, comunque. Ora, non voglio passare da maschilista per averla definita "la gnocchetta di turno", ma non vedo altro senso per lei. Si capisce dai primi dieci minuti del primo episodio tra le braccia di chi finirà (forse l'avete capito anche voi senza aver visto l'episodio). Con questo ho esaurito i personaggi brutti di "Lost", quindi da ora in poi (quasi) tutta goduria.

Il ciccione di "Lost". Perché dai, tutti lo conosciamo così. Hugo "Hurley" Reyes è la vostra voglia repressa di abbracciare un enorme orsacchiotto di peluche. E' un personaggio dolcissimo, dalla psicologia più complicata di quello che sembra e più di una volta risolutivo. Un gran percorso formativo lo attende dalla stagione uno fino alla sei e non smetterà MAI di sorprendervi.

Quello che non farei MAI arrabbiare. Sayid Jarrah è l'amico che tutti vorremmo; non tanto per la lealtà e il cameratismo che può dimostrare, ma perché potrebbe farvi una lista dei cento modi in cui riesce a spezzare il collo di una persona. Unica pecca, ma credo valga solo per me, i suoi flashback ("Lost" gioca molto sui flashback/flashforward dei personaggi) sono forse i più noiosi perché ambientati durante un periodo di guerra, ma ripeto, sono gusti miei.

Il badass. "Smokey", "Doc" e mille altri soprannomi, perché pare che Sawyer non sappia proprio usare i nomi veri delle persone. Sarà che anche lui ne usa una marea (MINOR SPOILER: James, Jim, Sawyer, LaFleur, Ford). Sicuramente uno dei personaggi più umani, maschera la sua natura (tutta da scoprire) con egoismo e durezza. E poi se c'è da scazzottare è sempre in mezzo.

Lo sfortunato. Ragazzi, a volte "Lost" vi darà l'impressione che sia Hurley quello sfortunato. Non credeteci neanche un secondo. Non c'è e non ci sarà NESSUNO più sfortunato di John Locke in tutta la serie. Nonostante le prime stagioni se le passi quasi tutte a cacciare cinghiali, John Locke sarà probabilmente il primo plot twist di tutta la serie che subirete.

La rockstar. Che per tutti noi è Merry. Se riuscite per un secondo a non immaginarlo vestito da Hobbit è pure carino. Uno dei personaggi più emotivi e fragili di tutti, complice un passato da rockstar sul baratro della droga. Come il gruppo abbia fatto successo rimane tuttora un mistero, visto che l'unica canzone che ci fanno sentire dice solo "You all everybody" a ripetizione. Ma ehy, YOOOOU AAAAAALL EVERYYYYBOOOODY!

I "No Speak English". Sun e Jin Kwon sono coreani. Lei parla inglese, lui non sa manco dire "the cat is on the table". Nonostante ciò vi innamorerete alla follia di questa coppia, che farà di tutto per rimanere insieme. Di tutto, eh.

La mamma. Gente, lei è incinta. E ce la menerà con questa cosa (e il bambino? Chissà.) per TUTTE. LE. STAGIONI. Capisco (?) la gioia di essere (diventare?) madre, ma ehy, sei un disco rotto. Nonostate ciò, Claire Littleton non è così terribile come Jack e Kate, forse perché la inquadrano poco.

E ora eccoci alla sezione SPOILER. Ci ribecchiamo a fondo articolo per la conclusione.

SPOILER

I PERSONAGGI PIU' BELLI DI "LOST":

La ragione per cui guardare "Lost". Signori, io AMO Benjamin Linus. E' il villain più subdolo e manipolatore del creato, senza perdere l'umanità che lo contraddistingue e che lo porta a raggiungere il suo scopo, non importa come o cosa. E poi i feels. La prima volta che compare, vi sarete senz'altro detti "Ma chi è questo sfigato mentecatto?". 
E invece.
Da grande voglio fare il Benjamin Linus.

Brader. Un altro dei miei personaggi preferiti, se tralasciamo quel piccolo fatto che per lui siamo tutti fratelli. L'accento scozzese, quello sguardo da chi sa sempre tutto ed è illuminato dalla grazia e il fatto che si dichiari a Penny almeno dieci volte hanno piantato Desmond sul podio dei miei personaggi preferiti.

UHAUHAUHUAH. AUHUAHAUHAUHAUHUAHUAHUHAUAHUHAUHAUHAUHAUHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUHAUHAUHAUHAUHUAHUAHUAHUHAUAHUHAUHAUHAUHAUHAUHAUHAUAHUAUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAH. Se ve li ricordate, avete riso.

IL FINALE DI "LOST":

ZAN ZAN ZAN.

Ho temuto il finale da quando ho iniziato la serie. Per sei stagioni mi sono detto "ma no, dai, non potrà essere così male!"
Poi ho visto l'ultimo episodio, "The End".
Partiamo col dire che l'episodio dura un'ora e quarantaquattro minuti e che, per un'ora e trenta minuti è un episodio splendido, caldo e pieno di emozioni.
In dieci minuti succede il danno.
Se state leggendo questa sezione del post, vuol dire che la serie l'avete già finita.
E allora.
Cosa.
Cazzo.
Hanno.
Fatto.
D'accordo, che "Lost" non fosse una serie "sul materiale" si era capito da quando hanno iniziato a viaggiare nel tempo; ma andare sul metafisico, sul purgatorio (anzi, su un modello di purgatorio, creato apposta per fare "andare avanti" i protagonisti e ritrovarsi tutti assieme), suvvia.
Che poi mentre lo scrivo nella mia testa ha senso ed è anche un'idea carina, ma non è quello che ci voleva. 
C'è da dire che concludere "Lost" non era impresa facile e che il troiaio ci scappava facilmente.
Comunque, per chi non ha capito il finale (e ho letto che sono in molti in giro per Internet), qui di seguito vi cedo la mia interpretazione.
Quella che crediamo noi essere una "nuova linea temporale" creata da Jack con lo scoppio della bomba, altro non è che un'anticamera per l'aldilà, un'anticamera creata appositamente per tutti i personaggi di "Lost" nella quale possano ritrovarsi e godersi i momenti insieme che gli sono stati negati. Si ritrovano tutti lì perché, dopotutto, tutti muoiono prima o poi, chi prima chi dopo. Questo è quello che ho capito io.
Ripeto, l'idea non è male. E' il buttarlo sullo spirituale che non mi è piaciuto.
Ma ehy, il finale non fa la serie.

CONCLUSIONE:

Ecco, ora può tornare a leggere anche chi non ha visto la serie.
Per finire il discorso, "Lost" è un pezzo di storia televisiva che non può mancare nell'archivio dell'appassionato. E' una serie costruita magistralmente, pensata a dovere (quasi sempre) e con tecniche intriganti. 
Non ve ne pentirete!

Ciao e alla prossima!
4 8 15 16 23 42








giovedì 23 ottobre 2014

Le cinque ragioni per le quali leggere Terry Pratchett fa bene al cuore

Non so quanti di voi lettori siano lettori.
Precisiamo: non so quanti di voi, lettori del mio povero blog, sono anche lettori accaniti di libri.
Qualora lo foste, oggi voglio parlarvi di qualcosa di molto bello.
Qualora non lo foste, oggi voglio parlarvi di qualcosa che ve lo farà diventare.
Oggi voglio parlarvi di Terry Pratchett (dal quale questo blog prende il nome, n.d.b.)
Per sapere chi è Terry Pratchett, dove nasce, quanti anni ha e le solite informazioni reperibili facilmente, digitate nella vostra barra google "t e r r y p r a t c h e t t w i k i p e d i a", perché qui, sulle pagine digitali de "Il tamburo rotto", io vi parlerò di questo autore in chiave terapeutica.
Perché leggere Terry Prachett fa bene al cuore.

Se avete googlato, avrete scoperto che Pterry è uno degli autori più acclamati dal Regno Unito e dal mondo, benché in Italia i suoi lettori siano una cerchia incomprensibilmente ristretta. Ha al suo attivo più di quaranta romanzi, molti dei quali ambientati nel suo microcosmo fittizio, il Discworld (Mondo Disco per chi segue le traduzioni italiane di Tea e Salani*). I romanzi del Discworld sono divisi in cicli; abbiamo per esempio il ciclo di Rincewind (Scuotivento), il mago fallito e codardo (superficialmente e anche profondamente, ma con una punta di coraggio impaurito), il ciclo di Morte (protagonista intramontabile dei romanzi di Pterry), il ciclo delle Streghe e così via. Ogni ciclo racconta una parte del Discworld, concentrando l'occhio di bue su personaggi specifici.
Avrete senz'altro intuito che Pterry scrive fantasy.
Bene, ora andate a rovesciarvi un secchiello di acqua gelata in capo e tornate.
Avanti, fatelo.
Ora.

Adesso che vi siete sciacquati a puntino, possiamo dire che Pterry scrive metafore di vita reale mano nella mano col fantasy che a me tanto piace chiamare "impuro". Perché si, ci sono draghi, maghi, streghe, demoni, anatre e tutto ciò che volete trovare in un fantasy, ma sono soltanto proiezioni di realtà, stralci di verità. I maghi sono pelandroni, troverete più facilmente un cavaliere che scappa da un pericolo piuttosto che lanciarvisi a capofitto, Morte è fatalmente annoiata di timbrare il cartellino. Pratchett cela dietro l'umorismo e il fantasy quelli che sono i temi più caldi della nostra esistenza, Morte compresa come avrete intuito.
La parte triste è che il mondo tende a far fuori i più svegli e astuti; Terry Prachett ha contratto una rara forma di Alzheimer giovanile. Questo non ne ha assolutamente fiaccato lo spirito artistico o la voglia di fare e continua a dettare imperterrito nuove avventure e ad esorcizzare la vecchia inevitabile Signora. Vi dico subito che leggere Pratchett non è facile: spesso i suoi romanzi sono più incentrato sul "come dire qualcosa" piuttosto che "sul cosa". Dico sempre che Pterry non scrivere di cose, ma scrive di scrittura. Non fraintendete, la trama c'è sempre ed è anche strutturata egregiamente, ma quello che preferisco di questo autore è lo stile. Di sicuro non troverete i famosi cliffhanger a fine dei capitoli che tanto piacciono nei romanzi, dato anche il fatto che poche volte Pratchett divide i romanzi in capitoli. Veniamo ora al succo di questo articolo, le cinque ragioni per le quali leggere Terry Pratchett fa bene al cuore.


1) Allontanerete le brutte giornate.
Classico utilizzo di un buon libro è estraniarti da una brutta giornata e raggiungere la pace interiore. Pterry è incredibilmente cattivo con alcuni dei suoi personaggi e questa estraneazione sarà così perfetta che realizzerete che, dopotutto, la vostra giornata non è stata così terribile come quella di Rincewind.

2) Migliorerete il vostro inglese.
Il problema delle traduzioni italiane** è problematicamente problemoso. Più di quaranta sono i romanzi scritti dal Sir, ma solo una ventina sono stati tradotti in italiano***. Avrete così tanta voglia di sapere cosa è successo al vostro beniamino che comprerete il libro in originale. Uno dei miei cicli preferiti è quello di Moist Von Lipwig ("Going Postal", "Making Money" and so and so), mai giunto in Italia.
Un dramma.
Farete fatica, ve lo dico, ne farete tanta, ma ce la farete. E leggere Pratchett in inglese è come ascoltare una musica.

3) Allargherete i vostri orizzonti.
A me il fantasy non piace. Giusto Tolkien. Troisi, Paolini, Lewis e tutta la compagnia mi ha sempre un po' annoiato. Ma Pratchett è irrununciabile e tramuta tutti gli aspetti che ho sempre trovato "noiosi" e "ripetitivi" del fantasy in qualcos'altro, qualcosa di nuova.
Un innovatore del genere.

4) Rifletterete, rifletterete a lungo.
Pratchett tocca molteplici argomenti, anche falsamente frivoli. Non dovete pensare che debba per forza parlare di, non so, olocausto o il buco dell'ozono per essere un Autore con la "A" maiuscola. Affronta temi anche più "leggeri", come ad esempio la musica ("Soul Music", in italiano "All'anima della musica!"). Troverete senz'altro un tema a voi caro nelle sue storie e, credetemi, troverete nuovi punti di analisi che non avreste mai pensato. A me per esempio venne voglia di scrivere (comprate i miei romanzi!).

5) Non vi stresserete troppo.
Io da bambino mi volevo male.
Ma me ne volevo un sacco, davvero.
Uno dei primi libri "seri" che lessi ("seri" AH AH AH AH AH!) fu "It" di Stephen King. Un tomo che se ti cadeva su un piede tiravi giù dal cielo tutta la stirpe dei corvi di Edgar Allan Poe. Avevo questa strana idea che "più un libro era grosso più era bello" o che, comunque, chi l'aveva scritto doveva sapere il fatto suo.
Crescendo mi è passata e, come spesso accade, ho avuto per un periodo il contrappasso della legge. Evitavo tutti i libri più lunghi di 300/350 pagine.
Un po' perché ho sempre una valanga di fumetti da leggere ogni mese, un po' perché mi facevano paura solo a vederli. "The Colour of Magic" ("Il colore della magia"), con le sue snelle 200 pagine circa fu il primo romanzo di Pterry che lessi. In due giorni, mi pare. Veloce, agile, scattante, mai fermo. Se non lo legavo mi saltava fuori dalla finestra, quel pazzo. Ovviamente ci sono anche libri più corposi, ma ehy, se uno non ha voglia di farsi il sangue amaro e ha ritmi di lettura lenti (tipo i miei), iniziare con libri di poche pagine può essere un metodo vincente. E Terry Pratchett ne ha fatti ("The Amazing Maurice and His Educated Rodents", uno dei miei preferiti tra le altre cose.)


Ecco, spero di avervi fatto venir voglia almeno di scoprire questo grandioso personaggio. Qualora non vi fosse venuta, vi dico altri tre fatti random per farvi capire il tipetto:
1) Colleziona piante carnivore
2) E' un patito di oranghi
3) Ha donato X milioni di sterline alla ricerca sull'Azheimer dicendo qualcosa tipo "Spero facciate in tempo!"

SE vi fosse venuta voglia di leggere qualcosa, vi consiglio da iniziare con il primo libro del primo ciclo, "The Colour of Magic", tenendo a mente che potrete comunque spaziare dove volete dato che davvero pochi romanzi sono consecutivi e che la continuity è molto blanda perché, di fatto, ciò che racconta è un mondo intero.

Discwordatevi tutti!****

*la Tea è anche anche carina, ma con la Salani ho un conto aperto. A parte che fanno delle traduzioni proprio disattente, (non parlo di adattamento, ma per esempio cambiano nome di un personaggio passando dall'originale al tradotto e viceversa e altre sviste madornali) poi hanno smesso pure di fare le copertine fighe prediligendo la versione "black" già edita dalla Tea. Boh. Le edizioni inglesi, di contro, sono bellissime, soprattutto le nuove edizioni brossurate.

**come detto sopra, per la Salani. Leggere "Soul Music" in italiano è stata una martellata sui denti.

***l'Italia ha dei ritmi lentissimi, di circa una traduzione all'anno se siamo fortunati. Non recupereremo mai.

****e ricordate che Terry ha lavorato a quattro mani con Neil Gaiman su "Good Omens"!


lunedì 13 ottobre 2014

Guardare "Doctor Who": come, dove, quando e perché.

Sapevo che qualsiasi post che avrei fatto sul mio blog che non riguardasse "Doctor Who" sarebbe stato ignorato. Ne ero consapevole, ma ho riaperto un blog per il gusto di scrivere un po' di cose, quindi va benissimo passare in sordina.
Però ogni tanto, qualcosa sul Dottore devo anche scriverlo, sennò la gente si preoccupa e mi chiama a casa o mi viene a trovare.
O mi getta sassi contro la finestra, come sempre.
Bene, questo di oggi è un post per i neofiti; sempre più persone, durante conversazioni internettiane o reali mi chiedono come guardare "Doctor Who" e subito dopo sopraggiungono tutta una serie di domande classiche che io adesso vorrei sciogliere in questo post, così che, da ora in poi, possa dare il link per rispondere a tutti i loro quesiti.
Prima di tutto, sappiate che vi odio, perché ogni volta che un nuovo fan si avvicina alla serie ne portate via un pezzettino che, altrimenti, sarebbe MIO. No dai, forse scherzo.
Ah ah.
Ah.

Bene, veniamo alle domande più frequenti, alle quali risponderò in un italiano spero decente e con una consapevolezza della serie molto diversa da quella che ha Rai4, secondo la quale il Dottore è un tizio ancor più strano di quello che è in realtà. Via ai classici quesiti.

Cos'è "Doctor Who"?
Immancabile, classica, scontata, utile. Pubblico sulla mia bacheca di Facebook un sacco di materiale e una discreta percentuale è approposito di "Doctor Who". Così che, la gente interessata, si ritrova a contattarmi chiedendomi "Abbello, ma che cazzo è sto Dottor Vu?"
"Doctor Who" è una pietra miliare inglese che prende l'aspetto di una serie TV e nasce nel 1963. Ha compiuto 50 anni nel 2013 ed è la serie più longeva mai esistita. Per farla molto breve, parla di un alieno, chiamato il Dottore, che viaggia nel tempo e nello spazio a bordo della sua astronave, chiamata Tardis (Time and Relative Dimension in Space). Per i dettagli, vedi domande seguenti.

Nooooo! 1963?! Ma quanti episodi sono?
Attualmente più di 800.

Seh, vabbè. Ma che me li devo, vede' tutti? No perché sai, io ho una vita...
Siamo partiti col piede sbagliato. ORA hai una vita, una volta che inizi la serie ci sarà una translazione della tua esistenza direttamente proiettata sugli episodi. Quindi il fatto che tu abbia una vita ora non è importante: è importante il fatto che, probabilmente, cambierà dopo. E no, non devi vederli tutti, se non vuoi; c'è un comodo punto di inizio per nuovi spettatori, rappresentato dalla serie del 2005 dove l'incarnazione del Dottore viene interpretata da Christopher Eccleston.

Ah, tipo un reboot? Un remake? Un remautismo?
No, no e decisamente no. Non è un reboot, perché la storia prima esiste ancora e non viene azzerata. Semplicemente non ti serve saperla per goderti lo show. Non è un remake, perché non stiamo rifacendo niente. Stiamo semplicemente proseguendo dopo una sosta. Per il remautismo non sono sicuro di cosa tu mi stia chiedendo.

Ho visto in giro che il Dottore è quel tizio col farfallino e le bretelle, ma io ho sbirciato il primo episodio e c'è un tizio rasato con le orecchie giganti. Ho sbagliato serie?
Nope, non hai sbagliato serie. Semplicemente il personaggio del Dottore viene interpretato da più attori. Pensa altrimenti allo spasso di quel poveraccio che avrebbe dovuto recitare il ruolo per più di 50 anni. Quando il Dottore viene ferito senza possibilità di guarigione, piuttosto che terminare la sua vita, si rigenera. Quindi ottiene un nuovo corpo sano, un nuovo aspetto e una nuova personalità. E' l'elisir di lunga vita di una serie, un concept talmente perfetto da durare decadi.

Vabbè ho capito, come faccio a guardarla?
Qui la faccenda si complica. Consiglio vivamente di guardare la serie IN LINGUA ORIGINALE, perché doppiata è bella la metà di quanto lo è in realtà. In Italia lo show viene trasmesso da Rai4, ovviamente doppiato in italiano. Personalmente acquisto i DVD dall'estero, ma, come facciamo un po' tutti, per guardare gli episodi della stagione in corso, uso quei vecchi metodi, tipo guardare i torrenti che scorrono. Qualora i torrenti scorressero in lingua originale come vi ho consigliato, itasa, subspedia e altri sito vi aiuteranno a goderveli ugualmente.

Ma 'sto Dottore come si chiama?
Quando mi fanno questa domanda non sono mai sicuro se mi stanno trollando o no. Ad ogni modo, il titolo della serie, "Doctor Who", è una domanda. "Dottore chi?" perché non ne sappiamo il nome, ma si presenta semplicemente come "Il Dottore."

Mh, ho capito. Come mai sei così appassionato, ad ogni modo?
Guardo serie TV da prima che sapessi che si poteva essere appassionati di guardare serie TV. Da piccolo avevo i DVD di "Buffy", di "Friends" e di altri grandi classici. Non ho mai trovato una serie superiore, nella sua completezza, a "Doctor Who". Certo, mi fa incazzare e ci sono degli episodi che non mi piacciono per niente. Prima abbiamo parlato del concept della serie, che prevede il recasting. Recasting non solo dell'attore principale, ma anche dei suoi "aiutanti", i companion. Quindi è una serie sempre in divenire, che non è mai statica e che cambia. E' praticamente impossibile che non ti piaccia, perché troverai sempre un Dottore che ti piace, in cui ti identifichi  in qualche modo. La serie ha una run lunghissima e un senso di continuità infinito. Avete presente quando la vostra serie preferita sta per finire e vi sentite un magone? Non capiterà con "Doctor Who". Il che non vuol dire che non potete mai smettere di vederla, la stagioni sono abbastanza indipendenti l'una dall'altra (non tutte, in realtà, ma al massimo si tratta di collegarla a quella dopo). Ad ogni modo è la mia serie preferita perché non è una semplice serie TV, è una specie di istituzione.
Guardandola capirete.

Ecco, queste sono le domande più comuni che mi fanno i ragazzi che si vogliono avvicinare al mondo di "Doctor Who". Spero di essere stato chiaro e che questa guida rapida e scarna possa essere di qualche utilità a qualcuno.



sabato 27 settembre 2014

Amore e fumetto: Dylan Dog

Io amo Dylan Dog.
Wait.


Casualmente oggi è l'uscita del primo numero del nuovo ciclo di Dylan e casualmente sto facendo questo post sul blog dove, ve lo dico già da subito, mi professerò come uno dei suoi più grandi fan; ma non è un "effetto Avengers". Cos'è un effetto Avengers? E' presto detto.
E' il modo in cui chiamo le manie passeggere; dall'uscita di "Avengers" il film, un nugolo di fan della Marvel in disguise si è sollevato dal pavimento, dicendo di essere sempre stati super fanatici, ma guarda caso di esserserlo ricordati solo dopo l'uscita del film. L'effetto Avengers si ripete numerose volte: fan di Godzilla come se non parlassero mai d'altro dopo il film di Bryan Cranston, Capitan America miglior super eroe di sempre (la pena) dopo "Winter Soldier", "Dragon Trainer 2" miglior film d'animazione mai fatto dopo, appunto, "Dragon Trainer 2". Non fraintendete: non è un male trovare nuove cose e diventerne fan, succede ogni giorno, anche a me; ma da lì a stracciarsi le vesti e ad immolare la propria vita, di acqua sotto il ponte ne passa.
Ad ogni modo il mio amore per Dylan, non è un effetto Avengers.



Tralasciando le cianfrusaglie intorno, questa è una parte della mia collezione. Ho tutti i numeri degli albi regolari e molti numeri speciali.
Non a caso parlo di "amore"; ho dei ricordi bellissimi legati a Dylan Dog.
Il primo numero l'ho comprato con mio nonno, quando ancora camminava e guidava la macchina, una bellissima cinquecento nera che per farla partire dovevi tirare l'aria. Ho avuto modo di guidarla anche io per poco tempo dopo aver preso la patente e se impari a guidar quella puoi guidare anche un motoscafo. Ogni tanto mi portava ad un mercatino dell'usato vicino Firenze e mentre lui contrattava con il proprietario, uno straniero con il senso degli affari molto sviluppato, io esploravo e mi immergevo in libri e fumetti usati. Mi imbattei in molti "Tex", in molti "Zagor" in pochi "Nathan Never" e, in realtà, in molti porno. Scartai tutta questa roba, "Tex" perché mi pareva noioso, "Zagor" e "Nathan Never" perché non sapevo cosa aspettarmi e i porno per motivi familiari. Poi c'era Dylan, che mi guardava dalla copertina del numero 84, "Zed", mentre un gigante famelico se lo stava per divorare. Mostri e scenari fantasy: tutto ciò che un bambino di 14 anni poteva desiderare. Iniziai a cercare come un matto tra l'usato il numero 1, perché si, non capivo un cazzo di fumetti e non sapevo che il numero 1 era già esaurito da tempo e che trovarne una copia a quel tempo, ad un euro, sarebbe stato il colpo di culo della mia vita. Non lo trovai e pensai che iniziare un fumetto da un numero a caso fosse stupido. Molte storia di Dylan sono stand alone, ma ehy, chi ero io per saperlo. Fatto sta che, con la morte nel cuore, tornai a casa a mani vuote. Qualche giorno dopo, l'innocenza di mia mamma tornò a casa con il numero 3 ristampato in quei giorni, comprato in edicola. A quel punto non rimaneva che leggere, volente o nolente.
Fu amore e lo è ancora.
Nel corso del tempo abbiamo litigato, ci siamo venuti a noia l'un l'altro, abbiamo fatto pace, ci siamo abbracciati e abbiamo imparato a rispettarci. Dylan Dog mi piace soprattutto perché è intelligente: mi ha stregato con "Sette anime dannate" (rielaborazione del celebre "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie), mi ha straziato con "Johnny Freak" e con tante altre storie.
Poi è successo qualcosa, qualcosa di molto brutto. E' cambiato, nel corso del tempo, senza che me ne accorgessi. E' diventato bacchettone, puritano, moralista e semplice. Un tempo dicevi fiero che "leggevi Dylan Dog, l'Indagatore dell'Incubo"; negli ultimi tempi ti ritrovavi a dire che leggevi "Dylan Dog, un convertitore in incognito".
Ma cosa più terribile di tutte ha smesso di fare paura. Nell'ultimo anno ho letto numeri davvero terribili, ultimo tra gli ultimi "Brucia, strega, brucia!" dalla trama fragile, dal contenuto razziale ridondante e dal finale prevedibilmente imprevedibile. A volte, gli scrittori, si propongono di far crescere una certa empatia con un personaggio marginale ins ole 98 pagine, cosa praticamente impossibile. E io a Dylan Dog ci tengo tanto e non volevo che la faccenda andasse a finire così. Quando avevo circa 17 anni, passai la classica fase depressa dell'adolescenza e mi ricordo ancora una frase che dissi a mia mamma mentre leggevo il numero 173 di DYD, "Per un pugno di sterline". La guardai e le dissi: "Leggo Dylan Dog, perché in confronto ai suoi, i miei problemi sono inutili e stupidi. A lui va molto peggio che a me."
Oggi sono emozionato.

Il mio fumettaro di fiducia mi ha fatto avere, di contrabbando perché nella mia zona non è ancora uscito, il primo numero del nuovo ciclo di Dylan Dog, "Spazio Profondo". Roberto Recchioni (papà di "Orfani", se mi concedete il giocone di parole) mi ha dato fiducia: ha detto che Dylan Dog subirà un downgrade, tornerà alle origini, pur con le innovazioni che una testata del suo genere ha guadagnato nel corso degli anni. Tornerà a far paura, a stupire, smetterà di essere moralista, sempre rimanendo un uomo di saldi principi e fiero di essi. Non l'ho ancora letto, lo farò appena smetterò di digitare questo post. Sono convinto che Dylan tornerà quello che tutti noi amavamo e amiamo.

Un "Giuda ballerino!" a tutti e correte in edicola.
Sempre se ci riuscite.

domenica 14 settembre 2014

Il Buono, "Listen" e il Cattivo

Ho avuto e ho delle serie difficoltà per "Listen", il quarto episodio della nuova serie di "Doctor Who".


Tipo che la prima volta che l'ho visto non ho capito NIENTE.
Ma sapete NIENTE?
Ecco. Il niente.
La mia faccia era così:

Un po' lo è ancora, se proprio proprio vogliamo essere onesti.
Ma come un saggio uomo mi ha detto questo pomeriggio, quando guardo un episodio di "Doctor Who", nel mio silenzio e con il mio sguardo attento come non mai, nella mia mente ci sono quattro versioni di me che ne discutono, a tavolino. Questi quattro sono il Buono, il Cattivo, il Nostalgico e lo Sporco. Il Buono è quello che giustifica, il Cattivo quello che condanna, il Nostalgico è l'emotivo, lo Sporco quello che sa che non dovrebbe pensare certe cose, ma lo fa lo stesso. In questo post sul blog, vi darò due alternative per "Listen", due mie percezioni dell'episodio e prenderemo in causa il Buono e il Cattivo. Pronti? Iniziamo.

Il Cattivo

Il Cattivo l'ha pensata così:
tutti voi avete visto l'episodio, quindi pare inutile discutere della trama, un po' come sempre. Al Cattivo l'episodio è piaciuto per il primo quarto d'ora, dove tutto era chiaro e pieno di sfumature dark e goth e si seguiva tutto bene. Al Cattivo si sono strizzate un po' le chiappe quando è comparso Orson Pink. Il Cattivo non ha capito svariate cose, un po' perché è il più tardo dei quattro, un po' perché "Listen" è sicuramente complicato. Chi c'era sotto la coperta? Sul finale fanno intendere che non c'è niente di cui aver paura. Eppure il bozzolo sotto la coperta rossa c'era e se l'è pure svignata. Chi bussava al portellone di casa Orson? Ancora nessuno? Tutto molto approssimativo. Tutto troppo approssimativo. Un Moffat davvero enormemente approssimativo e al Cattivo non piace. Il Cattivo inoltre è un po' sdegnato dai salti temporali e dal fatto che, casualmente, un discendente di Pink si trovi alla fine dell'Universo.
Davvero troppo conveniente. Quindi in pratica, un episodio davvero sotto tono, fino ad arrivare al finale, dove il sotto tono precipita: perché si, il Dottore non solo è impazzito in questo episodio, ma ha una fifa boia e quindi si è inventato tutto per "giustificare" al sua paura. 
Sul serio?
Davvero?
Davvero. E il Cattivo non è neanche sicuro che gli sia piaciuto vedere il Dottore fringuello.
Bah.

Il Buono



Il Buono è uscito al secondo re-watch ed è quello che per ora prevale. Quindi prendete per buono QUESTO mio parere. Al Buono l'episodio non è piaciuto, ma neanche dispiaciuto e ha capito quello che doveva capire, poverino.
"Forse" e "Probabilmente" sono le parole d'ordine di tutto l'episodio. Chi ha scritto "LISTEN" alla lavagna? La creatura nel buio, o FORSE l'ha scritto il Dottore e l'ha scordato. Chi c'è sotto il lenzuolo? Qualcosa, oppure FORSE è soltanto qualcuno con un tiro mancino per il povero Rupert/Danny. Chi bussa alla porta? Un mostro, oppure FORSE sono i rumori dell'impianto della nave. Il punto è che non è importante. Il punto è che tutto può essere qualcosa oppure no, nel senso che l'episodio ti lascia il dubbio ogni volta che possa essere qualcosa di realmente "pauroso", oppure no, le classiche spiegazioni "da adulti". Cosa c'è sotto il letto? Qualcosa, oppure è la tua immaginazione. Per ogni "qualcosa" dell'episodio, ci sono due spiegazioni: la razionale e la spaventosa. Alla fine, nell'idea che si è fatto il Buono, le idee razionali sono quelle che contano; perché non c'è niente nel buio, se non la paura di un bambino che è sempre stato spaventato. Il Dottore, appunto. Un Dottore che sogna che qualcuno lo afferri da sotto il letto, lì in quello stesso granaio dove si ritroverà tra molto tempo a dover scegliere qualcosa di davvero difficile ("The Day of the Doctor", ricordate?), dove frigna spaventato; è allora che proietta la sua paura verso qualcosa di più universale, di più grosso, di più estraneo. "Estraneo" è un'altra parola d'ordine. Perché come dice Clara alla fine, la paura non è un estraneo; la paura è una compagna. E va bene avere paura, basta avere la consapevolezza della sua esistenza. Avere paura è un superpotere. Quindi al Buono non è dispiaciuto l'episodio, si è fatto senz'altro meno domande del Cattivo e pensa di saperne di più del suo collega. Il Nostalgico e lo Sporco sono sempre lì che si fissano, al tavolino.

Quello che il Buono e il Cattivo condividono, è il totale disinteresse per le parti "amorose" tra Danny e Clara. Danny Pink non mi dispiace come personaggio, ma in un episodio del genere, con davvero TANTA carne al fuoco e TANTE idee (che potevano essere trasmesse meglio, a parer mio), non c'era posto. 
Insomma, Clara.
Io ti voglio un gran bene, lo sai.
MA CHI SE NE STRASBATTE DEL TUO APPUNTAMENTO.
Ecco, l'ho detto.
Il trailer del prossimo episodio mi gasa un botto, io punto i miei spiccioli su questo come episodio della stagione. Una stagione che, per ora, apparte le risatine con Robin Hood e l'ispezione del Dalek, non mi ha dato granché.

Alla prossima!
:D