martedì 4 novembre 2014

Lost mind for "Lost"

Amici lettori e TV amatori, quello di cui voglio parlarvi oggi è un fenomeno retrò di cui tutti conosciamo, almeno il nome.
"Lost" serie TV in voga qualche anno fa era per ora scampata al mio occhio vigile di falco.
O meglio, non avevo avuto il cuore di iniziarla.
Ma se ho affrontato ben DIECI stagioni di "Supernatural", cosa saranno mai sei di "Lost"?
E devo dire che "Lost" è la serie che mi è piaciuta di più di quelle che ho visto di recente. Chi mi conosce sa che definirmi "schizzinoso" sarebbe come dire che il Monte Bianco non è basso.
Nonostante il malefico e massiccio zampino di Jar Jar Abrams, che non si sa mai cosa vuole fare, "Lost" mi ha conquistato.
In questo posto voglio parlare un po' della serie e, in particolar modo, del suo punto di forza: i personaggi.
Il plot è talmente semplice che lo riassumerò in una sola frase: un aereo si schianta su un'isola e i sopravvissuti tentano di andarsene.
Gli intrighi, i misteri, le atmosfere di "Lost" sono tutte cose che voglio lasciar scoprire a chi di voi non ha visto la serie.
C'è da dire che la serie è un sacco sottovalutata dai "neofiti" delle serie TV: "Macché, Lost? Ma fa schifo dai, si guardava anni fa. Guardati Arrow che è pieno di gnocca!" e io mi voglio cavare gli occhi con un cucchiaino da caffè. Di fatto, chi ha visto "Lost", sa che è una serie di tutto rispetto. Può piacere o non piacere, ma sulla qualità non si discute.
Ma veniamo ai personaggi che, come avrete intuito, sono tanti e ben caratterizzati. Dopo la listona, mi riservo un piccolo spazio preceduto dalla scritta "spoiler" dove parlerò di alcuni personaggi non anticipabili e del finale.

I PERSONAGGI DI "LOST":

L'Eroe.  Jack Shephard è l'Eroe con la "E" maiuscola. Se odiate (come me) gli eroi puri e piatti, lui sarà il personaggi oche detesterete di più in tutta la serie. DEVE sempre fare la cosa giusta, non importa i sacrifici che deve affrontare. Detesto questo tipo di personaggio perché è totalmente irreale: le persone sono egoiste e nessuno può essere COSì buono. Nonostante ciò ha i suoi momenti e devo dire che è uno dei due personaggi che detesto, quindi insomma, una buona media.

La gnocchetta di turno. Kate Austen, che per tutti è Tauriel, comunque. Ora, non voglio passare da maschilista per averla definita "la gnocchetta di turno", ma non vedo altro senso per lei. Si capisce dai primi dieci minuti del primo episodio tra le braccia di chi finirà (forse l'avete capito anche voi senza aver visto l'episodio). Con questo ho esaurito i personaggi brutti di "Lost", quindi da ora in poi (quasi) tutta goduria.

Il ciccione di "Lost". Perché dai, tutti lo conosciamo così. Hugo "Hurley" Reyes è la vostra voglia repressa di abbracciare un enorme orsacchiotto di peluche. E' un personaggio dolcissimo, dalla psicologia più complicata di quello che sembra e più di una volta risolutivo. Un gran percorso formativo lo attende dalla stagione uno fino alla sei e non smetterà MAI di sorprendervi.

Quello che non farei MAI arrabbiare. Sayid Jarrah è l'amico che tutti vorremmo; non tanto per la lealtà e il cameratismo che può dimostrare, ma perché potrebbe farvi una lista dei cento modi in cui riesce a spezzare il collo di una persona. Unica pecca, ma credo valga solo per me, i suoi flashback ("Lost" gioca molto sui flashback/flashforward dei personaggi) sono forse i più noiosi perché ambientati durante un periodo di guerra, ma ripeto, sono gusti miei.

Il badass. "Smokey", "Doc" e mille altri soprannomi, perché pare che Sawyer non sappia proprio usare i nomi veri delle persone. Sarà che anche lui ne usa una marea (MINOR SPOILER: James, Jim, Sawyer, LaFleur, Ford). Sicuramente uno dei personaggi più umani, maschera la sua natura (tutta da scoprire) con egoismo e durezza. E poi se c'è da scazzottare è sempre in mezzo.

Lo sfortunato. Ragazzi, a volte "Lost" vi darà l'impressione che sia Hurley quello sfortunato. Non credeteci neanche un secondo. Non c'è e non ci sarà NESSUNO più sfortunato di John Locke in tutta la serie. Nonostante le prime stagioni se le passi quasi tutte a cacciare cinghiali, John Locke sarà probabilmente il primo plot twist di tutta la serie che subirete.

La rockstar. Che per tutti noi è Merry. Se riuscite per un secondo a non immaginarlo vestito da Hobbit è pure carino. Uno dei personaggi più emotivi e fragili di tutti, complice un passato da rockstar sul baratro della droga. Come il gruppo abbia fatto successo rimane tuttora un mistero, visto che l'unica canzone che ci fanno sentire dice solo "You all everybody" a ripetizione. Ma ehy, YOOOOU AAAAAALL EVERYYYYBOOOODY!

I "No Speak English". Sun e Jin Kwon sono coreani. Lei parla inglese, lui non sa manco dire "the cat is on the table". Nonostante ciò vi innamorerete alla follia di questa coppia, che farà di tutto per rimanere insieme. Di tutto, eh.

La mamma. Gente, lei è incinta. E ce la menerà con questa cosa (e il bambino? Chissà.) per TUTTE. LE. STAGIONI. Capisco (?) la gioia di essere (diventare?) madre, ma ehy, sei un disco rotto. Nonostate ciò, Claire Littleton non è così terribile come Jack e Kate, forse perché la inquadrano poco.

E ora eccoci alla sezione SPOILER. Ci ribecchiamo a fondo articolo per la conclusione.

SPOILER

I PERSONAGGI PIU' BELLI DI "LOST":

La ragione per cui guardare "Lost". Signori, io AMO Benjamin Linus. E' il villain più subdolo e manipolatore del creato, senza perdere l'umanità che lo contraddistingue e che lo porta a raggiungere il suo scopo, non importa come o cosa. E poi i feels. La prima volta che compare, vi sarete senz'altro detti "Ma chi è questo sfigato mentecatto?". 
E invece.
Da grande voglio fare il Benjamin Linus.

Brader. Un altro dei miei personaggi preferiti, se tralasciamo quel piccolo fatto che per lui siamo tutti fratelli. L'accento scozzese, quello sguardo da chi sa sempre tutto ed è illuminato dalla grazia e il fatto che si dichiari a Penny almeno dieci volte hanno piantato Desmond sul podio dei miei personaggi preferiti.

UHAUHAUHUAH. AUHUAHAUHAUHAUHUAHUAHUHAUAHUHAUHAUHAUHAUHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUHAUHAUHAUHAUHUAHUAHUAHUHAUAHUHAUHAUHAUHAUHAUHAUHAUAHUAUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAHUAH. Se ve li ricordate, avete riso.

IL FINALE DI "LOST":

ZAN ZAN ZAN.

Ho temuto il finale da quando ho iniziato la serie. Per sei stagioni mi sono detto "ma no, dai, non potrà essere così male!"
Poi ho visto l'ultimo episodio, "The End".
Partiamo col dire che l'episodio dura un'ora e quarantaquattro minuti e che, per un'ora e trenta minuti è un episodio splendido, caldo e pieno di emozioni.
In dieci minuti succede il danno.
Se state leggendo questa sezione del post, vuol dire che la serie l'avete già finita.
E allora.
Cosa.
Cazzo.
Hanno.
Fatto.
D'accordo, che "Lost" non fosse una serie "sul materiale" si era capito da quando hanno iniziato a viaggiare nel tempo; ma andare sul metafisico, sul purgatorio (anzi, su un modello di purgatorio, creato apposta per fare "andare avanti" i protagonisti e ritrovarsi tutti assieme), suvvia.
Che poi mentre lo scrivo nella mia testa ha senso ed è anche un'idea carina, ma non è quello che ci voleva. 
C'è da dire che concludere "Lost" non era impresa facile e che il troiaio ci scappava facilmente.
Comunque, per chi non ha capito il finale (e ho letto che sono in molti in giro per Internet), qui di seguito vi cedo la mia interpretazione.
Quella che crediamo noi essere una "nuova linea temporale" creata da Jack con lo scoppio della bomba, altro non è che un'anticamera per l'aldilà, un'anticamera creata appositamente per tutti i personaggi di "Lost" nella quale possano ritrovarsi e godersi i momenti insieme che gli sono stati negati. Si ritrovano tutti lì perché, dopotutto, tutti muoiono prima o poi, chi prima chi dopo. Questo è quello che ho capito io.
Ripeto, l'idea non è male. E' il buttarlo sullo spirituale che non mi è piaciuto.
Ma ehy, il finale non fa la serie.

CONCLUSIONE:

Ecco, ora può tornare a leggere anche chi non ha visto la serie.
Per finire il discorso, "Lost" è un pezzo di storia televisiva che non può mancare nell'archivio dell'appassionato. E' una serie costruita magistralmente, pensata a dovere (quasi sempre) e con tecniche intriganti. 
Non ve ne pentirete!

Ciao e alla prossima!
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giovedì 23 ottobre 2014

Le cinque ragioni per le quali leggere Terry Pratchett fa bene al cuore

Non so quanti di voi lettori siano lettori.
Precisiamo: non so quanti di voi, lettori del mio povero blog, sono anche lettori accaniti di libri.
Qualora lo foste, oggi voglio parlarvi di qualcosa di molto bello.
Qualora non lo foste, oggi voglio parlarvi di qualcosa che ve lo farà diventare.
Oggi voglio parlarvi di Terry Pratchett (dal quale questo blog prende il nome, n.d.b.)
Per sapere chi è Terry Pratchett, dove nasce, quanti anni ha e le solite informazioni reperibili facilmente, digitate nella vostra barra google "t e r r y p r a t c h e t t w i k i p e d i a", perché qui, sulle pagine digitali de "Il tamburo rotto", io vi parlerò di questo autore in chiave terapeutica.
Perché leggere Terry Prachett fa bene al cuore.

Se avete googlato, avrete scoperto che Pterry è uno degli autori più acclamati dal Regno Unito e dal mondo, benché in Italia i suoi lettori siano una cerchia incomprensibilmente ristretta. Ha al suo attivo più di quaranta romanzi, molti dei quali ambientati nel suo microcosmo fittizio, il Discworld (Mondo Disco per chi segue le traduzioni italiane di Tea e Salani*). I romanzi del Discworld sono divisi in cicli; abbiamo per esempio il ciclo di Rincewind (Scuotivento), il mago fallito e codardo (superficialmente e anche profondamente, ma con una punta di coraggio impaurito), il ciclo di Morte (protagonista intramontabile dei romanzi di Pterry), il ciclo delle Streghe e così via. Ogni ciclo racconta una parte del Discworld, concentrando l'occhio di bue su personaggi specifici.
Avrete senz'altro intuito che Pterry scrive fantasy.
Bene, ora andate a rovesciarvi un secchiello di acqua gelata in capo e tornate.
Avanti, fatelo.
Ora.

Adesso che vi siete sciacquati a puntino, possiamo dire che Pterry scrive metafore di vita reale mano nella mano col fantasy che a me tanto piace chiamare "impuro". Perché si, ci sono draghi, maghi, streghe, demoni, anatre e tutto ciò che volete trovare in un fantasy, ma sono soltanto proiezioni di realtà, stralci di verità. I maghi sono pelandroni, troverete più facilmente un cavaliere che scappa da un pericolo piuttosto che lanciarvisi a capofitto, Morte è fatalmente annoiata di timbrare il cartellino. Pratchett cela dietro l'umorismo e il fantasy quelli che sono i temi più caldi della nostra esistenza, Morte compresa come avrete intuito.
La parte triste è che il mondo tende a far fuori i più svegli e astuti; Terry Prachett ha contratto una rara forma di Alzheimer giovanile. Questo non ne ha assolutamente fiaccato lo spirito artistico o la voglia di fare e continua a dettare imperterrito nuove avventure e ad esorcizzare la vecchia inevitabile Signora. Vi dico subito che leggere Pratchett non è facile: spesso i suoi romanzi sono più incentrato sul "come dire qualcosa" piuttosto che "sul cosa". Dico sempre che Pterry non scrivere di cose, ma scrive di scrittura. Non fraintendete, la trama c'è sempre ed è anche strutturata egregiamente, ma quello che preferisco di questo autore è lo stile. Di sicuro non troverete i famosi cliffhanger a fine dei capitoli che tanto piacciono nei romanzi, dato anche il fatto che poche volte Pratchett divide i romanzi in capitoli. Veniamo ora al succo di questo articolo, le cinque ragioni per le quali leggere Terry Pratchett fa bene al cuore.


1) Allontanerete le brutte giornate.
Classico utilizzo di un buon libro è estraniarti da una brutta giornata e raggiungere la pace interiore. Pterry è incredibilmente cattivo con alcuni dei suoi personaggi e questa estraneazione sarà così perfetta che realizzerete che, dopotutto, la vostra giornata non è stata così terribile come quella di Rincewind.

2) Migliorerete il vostro inglese.
Il problema delle traduzioni italiane** è problematicamente problemoso. Più di quaranta sono i romanzi scritti dal Sir, ma solo una ventina sono stati tradotti in italiano***. Avrete così tanta voglia di sapere cosa è successo al vostro beniamino che comprerete il libro in originale. Uno dei miei cicli preferiti è quello di Moist Von Lipwig ("Going Postal", "Making Money" and so and so), mai giunto in Italia.
Un dramma.
Farete fatica, ve lo dico, ne farete tanta, ma ce la farete. E leggere Pratchett in inglese è come ascoltare una musica.

3) Allargherete i vostri orizzonti.
A me il fantasy non piace. Giusto Tolkien. Troisi, Paolini, Lewis e tutta la compagnia mi ha sempre un po' annoiato. Ma Pratchett è irrununciabile e tramuta tutti gli aspetti che ho sempre trovato "noiosi" e "ripetitivi" del fantasy in qualcos'altro, qualcosa di nuova.
Un innovatore del genere.

4) Rifletterete, rifletterete a lungo.
Pratchett tocca molteplici argomenti, anche falsamente frivoli. Non dovete pensare che debba per forza parlare di, non so, olocausto o il buco dell'ozono per essere un Autore con la "A" maiuscola. Affronta temi anche più "leggeri", come ad esempio la musica ("Soul Music", in italiano "All'anima della musica!"). Troverete senz'altro un tema a voi caro nelle sue storie e, credetemi, troverete nuovi punti di analisi che non avreste mai pensato. A me per esempio venne voglia di scrivere (comprate i miei romanzi!).

5) Non vi stresserete troppo.
Io da bambino mi volevo male.
Ma me ne volevo un sacco, davvero.
Uno dei primi libri "seri" che lessi ("seri" AH AH AH AH AH!) fu "It" di Stephen King. Un tomo che se ti cadeva su un piede tiravi giù dal cielo tutta la stirpe dei corvi di Edgar Allan Poe. Avevo questa strana idea che "più un libro era grosso più era bello" o che, comunque, chi l'aveva scritto doveva sapere il fatto suo.
Crescendo mi è passata e, come spesso accade, ho avuto per un periodo il contrappasso della legge. Evitavo tutti i libri più lunghi di 300/350 pagine.
Un po' perché ho sempre una valanga di fumetti da leggere ogni mese, un po' perché mi facevano paura solo a vederli. "The Colour of Magic" ("Il colore della magia"), con le sue snelle 200 pagine circa fu il primo romanzo di Pterry che lessi. In due giorni, mi pare. Veloce, agile, scattante, mai fermo. Se non lo legavo mi saltava fuori dalla finestra, quel pazzo. Ovviamente ci sono anche libri più corposi, ma ehy, se uno non ha voglia di farsi il sangue amaro e ha ritmi di lettura lenti (tipo i miei), iniziare con libri di poche pagine può essere un metodo vincente. E Terry Pratchett ne ha fatti ("The Amazing Maurice and His Educated Rodents", uno dei miei preferiti tra le altre cose.)


Ecco, spero di avervi fatto venir voglia almeno di scoprire questo grandioso personaggio. Qualora non vi fosse venuta, vi dico altri tre fatti random per farvi capire il tipetto:
1) Colleziona piante carnivore
2) E' un patito di oranghi
3) Ha donato X milioni di sterline alla ricerca sull'Azheimer dicendo qualcosa tipo "Spero facciate in tempo!"

SE vi fosse venuta voglia di leggere qualcosa, vi consiglio da iniziare con il primo libro del primo ciclo, "The Colour of Magic", tenendo a mente che potrete comunque spaziare dove volete dato che davvero pochi romanzi sono consecutivi e che la continuity è molto blanda perché, di fatto, ciò che racconta è un mondo intero.

Discwordatevi tutti!****

*la Tea è anche anche carina, ma con la Salani ho un conto aperto. A parte che fanno delle traduzioni proprio disattente, (non parlo di adattamento, ma per esempio cambiano nome di un personaggio passando dall'originale al tradotto e viceversa e altre sviste madornali) poi hanno smesso pure di fare le copertine fighe prediligendo la versione "black" già edita dalla Tea. Boh. Le edizioni inglesi, di contro, sono bellissime, soprattutto le nuove edizioni brossurate.

**come detto sopra, per la Salani. Leggere "Soul Music" in italiano è stata una martellata sui denti.

***l'Italia ha dei ritmi lentissimi, di circa una traduzione all'anno se siamo fortunati. Non recupereremo mai.

****e ricordate che Terry ha lavorato a quattro mani con Neil Gaiman su "Good Omens"!


lunedì 13 ottobre 2014

Guardare "Doctor Who": come, dove, quando e perché.

Sapevo che qualsiasi post che avrei fatto sul mio blog che non riguardasse "Doctor Who" sarebbe stato ignorato. Ne ero consapevole, ma ho riaperto un blog per il gusto di scrivere un po' di cose, quindi va benissimo passare in sordina.
Però ogni tanto, qualcosa sul Dottore devo anche scriverlo, sennò la gente si preoccupa e mi chiama a casa o mi viene a trovare.
O mi getta sassi contro la finestra, come sempre.
Bene, questo di oggi è un post per i neofiti; sempre più persone, durante conversazioni internettiane o reali mi chiedono come guardare "Doctor Who" e subito dopo sopraggiungono tutta una serie di domande classiche che io adesso vorrei sciogliere in questo post, così che, da ora in poi, possa dare il link per rispondere a tutti i loro quesiti.
Prima di tutto, sappiate che vi odio, perché ogni volta che un nuovo fan si avvicina alla serie ne portate via un pezzettino che, altrimenti, sarebbe MIO. No dai, forse scherzo.
Ah ah.
Ah.

Bene, veniamo alle domande più frequenti, alle quali risponderò in un italiano spero decente e con una consapevolezza della serie molto diversa da quella che ha Rai4, secondo la quale il Dottore è un tizio ancor più strano di quello che è in realtà. Via ai classici quesiti.

Cos'è "Doctor Who"?
Immancabile, classica, scontata, utile. Pubblico sulla mia bacheca di Facebook un sacco di materiale e una discreta percentuale è approposito di "Doctor Who". Così che, la gente interessata, si ritrova a contattarmi chiedendomi "Abbello, ma che cazzo è sto Dottor Vu?"
"Doctor Who" è una pietra miliare inglese che prende l'aspetto di una serie TV e nasce nel 1963. Ha compiuto 50 anni nel 2013 ed è la serie più longeva mai esistita. Per farla molto breve, parla di un alieno, chiamato il Dottore, che viaggia nel tempo e nello spazio a bordo della sua astronave, chiamata Tardis (Time and Relative Dimension in Space). Per i dettagli, vedi domande seguenti.

Nooooo! 1963?! Ma quanti episodi sono?
Attualmente più di 800.

Seh, vabbè. Ma che me li devo, vede' tutti? No perché sai, io ho una vita...
Siamo partiti col piede sbagliato. ORA hai una vita, una volta che inizi la serie ci sarà una translazione della tua esistenza direttamente proiettata sugli episodi. Quindi il fatto che tu abbia una vita ora non è importante: è importante il fatto che, probabilmente, cambierà dopo. E no, non devi vederli tutti, se non vuoi; c'è un comodo punto di inizio per nuovi spettatori, rappresentato dalla serie del 2005 dove l'incarnazione del Dottore viene interpretata da Christopher Eccleston.

Ah, tipo un reboot? Un remake? Un remautismo?
No, no e decisamente no. Non è un reboot, perché la storia prima esiste ancora e non viene azzerata. Semplicemente non ti serve saperla per goderti lo show. Non è un remake, perché non stiamo rifacendo niente. Stiamo semplicemente proseguendo dopo una sosta. Per il remautismo non sono sicuro di cosa tu mi stia chiedendo.

Ho visto in giro che il Dottore è quel tizio col farfallino e le bretelle, ma io ho sbirciato il primo episodio e c'è un tizio rasato con le orecchie giganti. Ho sbagliato serie?
Nope, non hai sbagliato serie. Semplicemente il personaggio del Dottore viene interpretato da più attori. Pensa altrimenti allo spasso di quel poveraccio che avrebbe dovuto recitare il ruolo per più di 50 anni. Quando il Dottore viene ferito senza possibilità di guarigione, piuttosto che terminare la sua vita, si rigenera. Quindi ottiene un nuovo corpo sano, un nuovo aspetto e una nuova personalità. E' l'elisir di lunga vita di una serie, un concept talmente perfetto da durare decadi.

Vabbè ho capito, come faccio a guardarla?
Qui la faccenda si complica. Consiglio vivamente di guardare la serie IN LINGUA ORIGINALE, perché doppiata è bella la metà di quanto lo è in realtà. In Italia lo show viene trasmesso da Rai4, ovviamente doppiato in italiano. Personalmente acquisto i DVD dall'estero, ma, come facciamo un po' tutti, per guardare gli episodi della stagione in corso, uso quei vecchi metodi, tipo guardare i torrenti che scorrono. Qualora i torrenti scorressero in lingua originale come vi ho consigliato, itasa, subspedia e altri sito vi aiuteranno a goderveli ugualmente.

Ma 'sto Dottore come si chiama?
Quando mi fanno questa domanda non sono mai sicuro se mi stanno trollando o no. Ad ogni modo, il titolo della serie, "Doctor Who", è una domanda. "Dottore chi?" perché non ne sappiamo il nome, ma si presenta semplicemente come "Il Dottore."

Mh, ho capito. Come mai sei così appassionato, ad ogni modo?
Guardo serie TV da prima che sapessi che si poteva essere appassionati di guardare serie TV. Da piccolo avevo i DVD di "Buffy", di "Friends" e di altri grandi classici. Non ho mai trovato una serie superiore, nella sua completezza, a "Doctor Who". Certo, mi fa incazzare e ci sono degli episodi che non mi piacciono per niente. Prima abbiamo parlato del concept della serie, che prevede il recasting. Recasting non solo dell'attore principale, ma anche dei suoi "aiutanti", i companion. Quindi è una serie sempre in divenire, che non è mai statica e che cambia. E' praticamente impossibile che non ti piaccia, perché troverai sempre un Dottore che ti piace, in cui ti identifichi  in qualche modo. La serie ha una run lunghissima e un senso di continuità infinito. Avete presente quando la vostra serie preferita sta per finire e vi sentite un magone? Non capiterà con "Doctor Who". Il che non vuol dire che non potete mai smettere di vederla, la stagioni sono abbastanza indipendenti l'una dall'altra (non tutte, in realtà, ma al massimo si tratta di collegarla a quella dopo). Ad ogni modo è la mia serie preferita perché non è una semplice serie TV, è una specie di istituzione.
Guardandola capirete.

Ecco, queste sono le domande più comuni che mi fanno i ragazzi che si vogliono avvicinare al mondo di "Doctor Who". Spero di essere stato chiaro e che questa guida rapida e scarna possa essere di qualche utilità a qualcuno.



sabato 27 settembre 2014

Amore e fumetto: Dylan Dog

Io amo Dylan Dog.
Wait.


Casualmente oggi è l'uscita del primo numero del nuovo ciclo di Dylan e casualmente sto facendo questo post sul blog dove, ve lo dico già da subito, mi professerò come uno dei suoi più grandi fan; ma non è un "effetto Avengers". Cos'è un effetto Avengers? E' presto detto.
E' il modo in cui chiamo le manie passeggere; dall'uscita di "Avengers" il film, un nugolo di fan della Marvel in disguise si è sollevato dal pavimento, dicendo di essere sempre stati super fanatici, ma guarda caso di esserserlo ricordati solo dopo l'uscita del film. L'effetto Avengers si ripete numerose volte: fan di Godzilla come se non parlassero mai d'altro dopo il film di Bryan Cranston, Capitan America miglior super eroe di sempre (la pena) dopo "Winter Soldier", "Dragon Trainer 2" miglior film d'animazione mai fatto dopo, appunto, "Dragon Trainer 2". Non fraintendete: non è un male trovare nuove cose e diventerne fan, succede ogni giorno, anche a me; ma da lì a stracciarsi le vesti e ad immolare la propria vita, di acqua sotto il ponte ne passa.
Ad ogni modo il mio amore per Dylan, non è un effetto Avengers.



Tralasciando le cianfrusaglie intorno, questa è una parte della mia collezione. Ho tutti i numeri degli albi regolari e molti numeri speciali.
Non a caso parlo di "amore"; ho dei ricordi bellissimi legati a Dylan Dog.
Il primo numero l'ho comprato con mio nonno, quando ancora camminava e guidava la macchina, una bellissima cinquecento nera che per farla partire dovevi tirare l'aria. Ho avuto modo di guidarla anche io per poco tempo dopo aver preso la patente e se impari a guidar quella puoi guidare anche un motoscafo. Ogni tanto mi portava ad un mercatino dell'usato vicino Firenze e mentre lui contrattava con il proprietario, uno straniero con il senso degli affari molto sviluppato, io esploravo e mi immergevo in libri e fumetti usati. Mi imbattei in molti "Tex", in molti "Zagor" in pochi "Nathan Never" e, in realtà, in molti porno. Scartai tutta questa roba, "Tex" perché mi pareva noioso, "Zagor" e "Nathan Never" perché non sapevo cosa aspettarmi e i porno per motivi familiari. Poi c'era Dylan, che mi guardava dalla copertina del numero 84, "Zed", mentre un gigante famelico se lo stava per divorare. Mostri e scenari fantasy: tutto ciò che un bambino di 14 anni poteva desiderare. Iniziai a cercare come un matto tra l'usato il numero 1, perché si, non capivo un cazzo di fumetti e non sapevo che il numero 1 era già esaurito da tempo e che trovarne una copia a quel tempo, ad un euro, sarebbe stato il colpo di culo della mia vita. Non lo trovai e pensai che iniziare un fumetto da un numero a caso fosse stupido. Molte storia di Dylan sono stand alone, ma ehy, chi ero io per saperlo. Fatto sta che, con la morte nel cuore, tornai a casa a mani vuote. Qualche giorno dopo, l'innocenza di mia mamma tornò a casa con il numero 3 ristampato in quei giorni, comprato in edicola. A quel punto non rimaneva che leggere, volente o nolente.
Fu amore e lo è ancora.
Nel corso del tempo abbiamo litigato, ci siamo venuti a noia l'un l'altro, abbiamo fatto pace, ci siamo abbracciati e abbiamo imparato a rispettarci. Dylan Dog mi piace soprattutto perché è intelligente: mi ha stregato con "Sette anime dannate" (rielaborazione del celebre "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie), mi ha straziato con "Johnny Freak" e con tante altre storie.
Poi è successo qualcosa, qualcosa di molto brutto. E' cambiato, nel corso del tempo, senza che me ne accorgessi. E' diventato bacchettone, puritano, moralista e semplice. Un tempo dicevi fiero che "leggevi Dylan Dog, l'Indagatore dell'Incubo"; negli ultimi tempi ti ritrovavi a dire che leggevi "Dylan Dog, un convertitore in incognito".
Ma cosa più terribile di tutte ha smesso di fare paura. Nell'ultimo anno ho letto numeri davvero terribili, ultimo tra gli ultimi "Brucia, strega, brucia!" dalla trama fragile, dal contenuto razziale ridondante e dal finale prevedibilmente imprevedibile. A volte, gli scrittori, si propongono di far crescere una certa empatia con un personaggio marginale ins ole 98 pagine, cosa praticamente impossibile. E io a Dylan Dog ci tengo tanto e non volevo che la faccenda andasse a finire così. Quando avevo circa 17 anni, passai la classica fase depressa dell'adolescenza e mi ricordo ancora una frase che dissi a mia mamma mentre leggevo il numero 173 di DYD, "Per un pugno di sterline". La guardai e le dissi: "Leggo Dylan Dog, perché in confronto ai suoi, i miei problemi sono inutili e stupidi. A lui va molto peggio che a me."
Oggi sono emozionato.

Il mio fumettaro di fiducia mi ha fatto avere, di contrabbando perché nella mia zona non è ancora uscito, il primo numero del nuovo ciclo di Dylan Dog, "Spazio Profondo". Roberto Recchioni (papà di "Orfani", se mi concedete il giocone di parole) mi ha dato fiducia: ha detto che Dylan Dog subirà un downgrade, tornerà alle origini, pur con le innovazioni che una testata del suo genere ha guadagnato nel corso degli anni. Tornerà a far paura, a stupire, smetterà di essere moralista, sempre rimanendo un uomo di saldi principi e fiero di essi. Non l'ho ancora letto, lo farò appena smetterò di digitare questo post. Sono convinto che Dylan tornerà quello che tutti noi amavamo e amiamo.

Un "Giuda ballerino!" a tutti e correte in edicola.
Sempre se ci riuscite.

domenica 14 settembre 2014

Il Buono, "Listen" e il Cattivo

Ho avuto e ho delle serie difficoltà per "Listen", il quarto episodio della nuova serie di "Doctor Who".


Tipo che la prima volta che l'ho visto non ho capito NIENTE.
Ma sapete NIENTE?
Ecco. Il niente.
La mia faccia era così:

Un po' lo è ancora, se proprio proprio vogliamo essere onesti.
Ma come un saggio uomo mi ha detto questo pomeriggio, quando guardo un episodio di "Doctor Who", nel mio silenzio e con il mio sguardo attento come non mai, nella mia mente ci sono quattro versioni di me che ne discutono, a tavolino. Questi quattro sono il Buono, il Cattivo, il Nostalgico e lo Sporco. Il Buono è quello che giustifica, il Cattivo quello che condanna, il Nostalgico è l'emotivo, lo Sporco quello che sa che non dovrebbe pensare certe cose, ma lo fa lo stesso. In questo post sul blog, vi darò due alternative per "Listen", due mie percezioni dell'episodio e prenderemo in causa il Buono e il Cattivo. Pronti? Iniziamo.

Il Cattivo

Il Cattivo l'ha pensata così:
tutti voi avete visto l'episodio, quindi pare inutile discutere della trama, un po' come sempre. Al Cattivo l'episodio è piaciuto per il primo quarto d'ora, dove tutto era chiaro e pieno di sfumature dark e goth e si seguiva tutto bene. Al Cattivo si sono strizzate un po' le chiappe quando è comparso Orson Pink. Il Cattivo non ha capito svariate cose, un po' perché è il più tardo dei quattro, un po' perché "Listen" è sicuramente complicato. Chi c'era sotto la coperta? Sul finale fanno intendere che non c'è niente di cui aver paura. Eppure il bozzolo sotto la coperta rossa c'era e se l'è pure svignata. Chi bussava al portellone di casa Orson? Ancora nessuno? Tutto molto approssimativo. Tutto troppo approssimativo. Un Moffat davvero enormemente approssimativo e al Cattivo non piace. Il Cattivo inoltre è un po' sdegnato dai salti temporali e dal fatto che, casualmente, un discendente di Pink si trovi alla fine dell'Universo.
Davvero troppo conveniente. Quindi in pratica, un episodio davvero sotto tono, fino ad arrivare al finale, dove il sotto tono precipita: perché si, il Dottore non solo è impazzito in questo episodio, ma ha una fifa boia e quindi si è inventato tutto per "giustificare" al sua paura. 
Sul serio?
Davvero?
Davvero. E il Cattivo non è neanche sicuro che gli sia piaciuto vedere il Dottore fringuello.
Bah.

Il Buono



Il Buono è uscito al secondo re-watch ed è quello che per ora prevale. Quindi prendete per buono QUESTO mio parere. Al Buono l'episodio non è piaciuto, ma neanche dispiaciuto e ha capito quello che doveva capire, poverino.
"Forse" e "Probabilmente" sono le parole d'ordine di tutto l'episodio. Chi ha scritto "LISTEN" alla lavagna? La creatura nel buio, o FORSE l'ha scritto il Dottore e l'ha scordato. Chi c'è sotto il lenzuolo? Qualcosa, oppure FORSE è soltanto qualcuno con un tiro mancino per il povero Rupert/Danny. Chi bussa alla porta? Un mostro, oppure FORSE sono i rumori dell'impianto della nave. Il punto è che non è importante. Il punto è che tutto può essere qualcosa oppure no, nel senso che l'episodio ti lascia il dubbio ogni volta che possa essere qualcosa di realmente "pauroso", oppure no, le classiche spiegazioni "da adulti". Cosa c'è sotto il letto? Qualcosa, oppure è la tua immaginazione. Per ogni "qualcosa" dell'episodio, ci sono due spiegazioni: la razionale e la spaventosa. Alla fine, nell'idea che si è fatto il Buono, le idee razionali sono quelle che contano; perché non c'è niente nel buio, se non la paura di un bambino che è sempre stato spaventato. Il Dottore, appunto. Un Dottore che sogna che qualcuno lo afferri da sotto il letto, lì in quello stesso granaio dove si ritroverà tra molto tempo a dover scegliere qualcosa di davvero difficile ("The Day of the Doctor", ricordate?), dove frigna spaventato; è allora che proietta la sua paura verso qualcosa di più universale, di più grosso, di più estraneo. "Estraneo" è un'altra parola d'ordine. Perché come dice Clara alla fine, la paura non è un estraneo; la paura è una compagna. E va bene avere paura, basta avere la consapevolezza della sua esistenza. Avere paura è un superpotere. Quindi al Buono non è dispiaciuto l'episodio, si è fatto senz'altro meno domande del Cattivo e pensa di saperne di più del suo collega. Il Nostalgico e lo Sporco sono sempre lì che si fissano, al tavolino.

Quello che il Buono e il Cattivo condividono, è il totale disinteresse per le parti "amorose" tra Danny e Clara. Danny Pink non mi dispiace come personaggio, ma in un episodio del genere, con davvero TANTA carne al fuoco e TANTE idee (che potevano essere trasmesse meglio, a parer mio), non c'era posto. 
Insomma, Clara.
Io ti voglio un gran bene, lo sai.
MA CHI SE NE STRASBATTE DEL TUO APPUNTAMENTO.
Ecco, l'ho detto.
Il trailer del prossimo episodio mi gasa un botto, io punto i miei spiccioli su questo come episodio della stagione. Una stagione che, per ora, apparte le risatine con Robin Hood e l'ispezione del Dalek, non mi ha dato granché.

Alla prossima!
:D

lunedì 8 settembre 2014

Museica e l'Ignoranza del Pogo

Quest'oggi voglio parlarvi della mia vecchiaia.
Seguo Caparezza costantemente da "Habemus Capa". Per chi non conosce l'artista, ma sono sicuro che sarete davvero in pochi, è un musicista pugliese che tutti ricorderanno, sfortunatamente, per la fraintesa "Fuori dal Tunnel" (lelelele).
Sono un superfan, da ancor prima di essere un superfan. Ricordo ancora quando mi toccava sorbirmi ore dei miei compagni alle elementari che cantavano "Vengo dalla Luna" e l'avevo imparata ancor prima di ascoltarla.
Per farvela breve, quest'anno è uscito "Museica", l'ultimissimo album dedicato alla musica e alle "solite" caparezzate, sempre apprezzate e sentite.

L'album è figo come sempre, forse più di sempre, ma ora non ci interessa parlare di questo. Ieri sera sono stato all'ultima tappa del tour di "Museica" nella mia Firenze e ho scoperto di essere diventato troppo vecchio per i concerti. 
La gente mi ha sconcertato. Sono stato a svariati concerti; ho rischiato la vita a quello dei "Motorhead" in Fortezza, ho pogato a quello dei "Litfiba" al Nelson Mandela, ma ieri sera ho accusato il malessere e l'ignoranza della ressa.
Ma andiamo per gradi.
Ho iniziato avendo come partner di pogo un tizio alto circa un metro e novanta con i capelli mossi a fungo che si dimeneva come un forsennato dalla prima canzone. All'inizio avevo paura che collassasse.
Dopo un po' ho iniziato a sperarci. Perché vedete, quando fai headbanging in uno spazio di dieci centimetri quadrati, soprattutto con capelli voluminosi, il risultato è questo:


Solo che l'acqua è sudore e, fortunatamente, il tizio non indossava un bikini. Almeno per quanto mi ricordi.
Ma nel pogo si sa, chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quel che lascia e non quel trova, anche se di solito la via non la lasci te, ma vieni risucchiato in qualche gorgo.
Così che, abbandonato il mio sexy amico dalla chioma fluente, sono stato affiancato da ragazzotti abbronzati ed ignudi, sudati come le patatine del McDonald's quando non puliscono la friggitrice da ci
rca otto mesi (sempre, quindi). Quando saltava mi si spiattellava, ovviamente, in faccia.
Avete presente quando è estate e fa talmente caldo che girate senza maglia per casa, con il vostro fisico da Jonny Stecchino o da Omino Michelin, tanto chi se ne frega? E fa talmente caldo che vi addormentate sul vostro divano di pelle? Ecco. Ogni volta che si staccava di dosso era una sensazione del genere. 
So sexy it hurts. Hurts per davvero. 
Il concerto però è stato bello, Capa ci sa sempre fare e non ti annoi mai. Da "Ritratto" a "China Town", fino ai TRE bis post saluti, è stata come sempre una bella esperienza. 
La mia cicatrice continua a formicolare. Probabilmente sta per piovere, oppure Voldemort sta tornando.
Qui di sotto vi lascio un po' di foto scattate in occasione del concerto.

Ciao!









lunedì 25 agosto 2014

Trattengo il respiro e sono nel vuoto

Ho creato questo blog perché la gente ha smesso di chiedermi cosa penso delle varie cose e mi sono un po' preoccupato. Ho anche iniziato a sentire uno strano bisogno, qualcosa che urgeva dalle viscere.
Il medico ha detto che poteva essere "bisogno di condivisione", oppure "ulcera". Io voto la seconda, ma nel dubbio ecco un'ottima terapia gratis per la prima.
Ho chiamato questo mio nuovo blog "Il Tamburo Rotto" come omaggio alle vicende create da Sir Terence Pratchett (per gli amici Pterry) e al suo Discworld.
Scriverò approposito di un po' di tutto, quindi ehy, se vi va di sapere se mi è piaciuto o meno "Dragon Trainer 2" o cosa ne penso dell'ultima stagione di "How I met your mother" questo è il posto giusto.
Ma non potevo (davvero non potevo), iniziare in altro modo se non con una mini recensione di "Deep Breath", la season premiere della nuovissima stagione di "Doctor Who" con un nuovissimo Dottore.


Due piccole premesse:

1) Sono uno Smithminkia. No, aspetta. Sono LO Smithminkia. Qui sotto potete notare il mio amico Matteino ed io che ci facciamo una foto assieme per i nostri fans.

Nello specifico, la faccia di una persona molto felice.


Ed ero tutto tipo "Ooooh, Senpai noticed me" o quello che dicono di solito i giapponesi.

Quindi sappiate che io non l'ho superata. Se mai lo farò; ma ad ogni modo sono fan di "Doctor Who" da quando le persone rispondevano "Che?" (o nella versione toscana più bella "Icchè?") quando gli dicevi che era la tua serie preferita, quindi ero pronto ad un nuovo Dottore. Davvero, ero pronto sul serio.

2) Non ho ancora fatto il rewatch. E non l'ho fatto perché volevo scrivere questo articolo a caldo, perché io SO che se guardo un episodio fino alla nausea il mio cervello dopo un po' inizia a mandarmi stimoli di piacere per far finire la sua agonia. Sono riuscito a farmi piacere "Dinosaurs on a Spaceship", che di primo acchito mi aveva stranito non poco.

E ora un po' di storia.
Quando la listona dei possibili attori che avrebbero potuto incarnare il Dodicesimo Dottore uscì fuori (ricordiamo che c'erano nomi del calibro di Billie Piper, Sir Ian McKellen e probabilmente non hanno messo il Commissario Rex solo perché non è inglese), io puntai tuuuuuuuuuutti i miei spiccioli su Peter Capaldi. Sul serio, ho pure scritto un bigliettino conservato in una cassaforte nel Michigan dove facevo la previsione, mesi e mesi prima. Quindi quando l'annunciarono,  non solo il mio ego si rafforzò, ma ero anche molto felice. Per quanto si possa essere felici quando il proprio Dottore se ne va, ma questo è un altro discorso. Ero contento innanzitutto perché non è proprio giovanissimo, quindi ero certo che avrebbe dato una direzione davvero diversa al personaggio. Inoltre assomiglia ad un gufo e a me i gufi piacciono, che ci vogliamo fare. Man mano che la data del primo episodio ("Deep Breath", appunto) si avvicinava ero sempre più convinto che mi sarebbe piaciuto, tanto da aprire la bella pagina Facebook "Peter Capaldi che fa cose", tanto per iniziare a farmelo piacere. Va bene, l'outfit scelto mi ricordava un po' un mago alle prime armi, ma era un degno omaggio a Pertwee, quindi ok. "Sarà un Dottore tenebroso", dicevano nelle interviste. Bene, benissimo, spaccherà i muri a mani nude e mi gaserò un sacco. "Non flirterà con Clara", dicevano ancora. Oh, finalmente.
Poi c'è stato "Deep Breath".
Metto le mani avanti dicendo che, nella mia scarsissima opinione, poteva senz'altro andare peggio. La trama è sacrificata per dare spazio al rapporto Dottore/Clara, per prendere in giro tutte le bimbeminkia (me per primo) e per dare spessore al "nuovo volto del Dottore". Nel complesso, è andata benino.
Però Capaldi non mi è piaciuto.
Alt.
Ho detto alt.
Smettete di tirarmi pietre alla finestra e lasciatemi finire, cavolo.
Va bene, spaccatele tutte, io finisco lo stesso.
Darò a Capaldi tutte e dico TUTTE le occasioni per risollevarsi, ma se sarà (e io sono sicuro di no) il Dottore che ho visto in "Deep Breath" proprio non ci siamo. Un altro cabarettista.
Un altro. Cabarettista.
Capisco la confusione della rigenerazione, va benissimo. Eleven si è mangiato le peggio porcate in "The Eleventh Hour". Però quello che ho visto durante tutto l'episodio era un mix molto brutto di Ten e Eleven, con la "s" spagnola e l'accento scozzese (l'aveva anche Tennant, ma lo sentivo meno). Quando prova a fare l'arrabbiato, ce la fa anche, ma poi scade sempre in battutine.
Niente da dire, l'episodio è scritto bene (e parlo a livello di scrittura, lasciamo perdere il plot e i personaggi per un secondo) e certi punti sono stati interessanti. "The Girl in the Fireplace" è uno dei miei episodi preferiti di sempre, quindi quella specie di continuità mi ha fatto emergere un po' di nostalgia, del tipo buono, caldo e coccoloso.
La cosa ridicola è lo scandalo.
Il T-Rex è femmina + Il T-Rex viene incenerito = Moffat maschilista.
Io non ho capito se la gente è seria. Se io fossi donna avrei apprezzato essere un enorme Tirannosauro che può grattarsi con il Big Ben e schiacciare la House of Parliamenent in un secondo. Potente e incazzato, come ogni donna.
Ma lo scandalo di cui volevo parlare era un altro.

Madame Vastra e Jenny si sono baciate...
...
...wooooo!
Sul serio. Sono lesbiche, ce lo dicono in tutti i modi. Capisco magari sia scomodo far vedere certe cose ai bambini, ma se gli hai fatto vedere "The Snowmen", qualcosa del genere prima o poi te lo dovevi aspettare.
L'unica cosa che non mi ha fatto storcere il naso per niente di tutto l'episodio (e vabbè!) è stato il finale.
Ed ecco di nuovo le pietre, ma tanto i vetri sono finiti.
Il dialogo finale Dottore/Clara è azzeccato e ho intravisto un po' di speranza nel "non essere un tipo da abbracci" di Capaldi. Il cameo di Smith mi ha spaccato il cuore a metà e mi fanno un sacco ridere i fan su Facebook che discutono sulla continuity di quel momento.
Discorsi del tipo "Eh, ma era vestito in quel modo, quindi doveva essere prima che arrivasse Clara in "The Time of the Doctor", hai presente quel fotogramma in qui si vede quel canarino che balla il twist per mezzo secondo?" "No no, ma il telefono era interno all'esterno dell'interno del Tardis, non poteva essere quel canarino, anche perché dopo si intravede la mamma della nonna del Dottore sullo sfondo per due centesimi di secondo!". Godetevi il cameo, neanche io assillo così. Forse.
E il mistero più misterioso dei misteri è sempre racchiuso nel finale. Chi è Missy? The Master? The Rani? The Valeyard? La Signora in Giallo? Lo scopriremo solo andando avanti.
Nel prossimo episodio ci sarà il ritorno (gradito, almeno per me) dei Dalek e vedremo come se la caverà questo nuovo Dottore alle prese con il suo nemico più aspro e temibile.

Ebbene, direi che ho terminato. Nel momento in cui cliccherò "pubblica" mi verranno in mente altre duemila cose che mi sono scordato, quindi prendete questo mio post come mia "parziale idea dell'episodio".

Yey.